Il ritorno di Zio Carmelo

Questa è una storia di pura invenzione. Ogni riferimento a fatti o persone realmente esistenti è puramente casuale.

Mio zio Carmelo è un antropologo e professore all’università degli studi di Palermo. La sua più grande passione è diventata il suo lavoro. Lo ha sempre affascinato studiare come nel corso dei secoli l’umanità si sia evoluta e di come i suoi mille usi, costumi, tradizioni, religioni e quant’altro l’abbiamo caratterizzata. Anche se dal punto di vista evoluzionistico, il genere umano ha ancora parecchia strada da fare. Avendo passato molto tempo insieme quando ero piccolo e avendo ascoltato mille e più storie sul genere umano anch’io sviluppai questa grande passione e così dopo il liceo, mi iscrissi alla facoltà di antropologia.

Finito il liceo trovai lavoro come cameriere al ristorante “La finestra sul mare”(nome fittizio) di Porticello in provincia di Palermo. Non era di certo quello che volevo fare nella vita ma almeno portavo uno stipendio a casa e in tempi di crisi come questo mi consideravo molto fortunato. Il mio sogno era quello di diventare anch’io Antropologo e mio zio aveva promesso di aiutarmi. Ma poco dopo aver preso la mia laurea triennale, ci fu un colpo si scena imprevisto. Mio zio informò me e i miei che sarebbe partito per Roma. Disse di aver fatto una scoperta sensazionale ma essendo un tipo scaramantico, non disse nulla al riguardo. Volevo venire con lui e gli chiesi quanto sarebbe stato via per potermi regolare con i giorni di ferie al ristorante. Ma mio zio disse che non sarebbe stata una cosa da poco, riassumibile in qualche giorno e così mio mi arresi e restai a Palermo. Le cose andarono proprio così perché mio zio partì e restò via per ben cinque anni! Nel frattempo io avevo preso anche la laurea specialistica. Ci misi quattro anni per via del lavoro e di impegni vari. Mi sentì orgoglioso di me. Anche i miei furono felici che mi fossi laureato e specializzato. Speravo che mio zio tornasse in tempo per la mia laurea per mantenere la promessa che mi aveva fatto ma niente da fare. Dato che lui non c’era, feci girare il mio curriculum a destra e a manca. Ma fu tutto inutile. In questi casi, si comincia sempre come assistente di qualcun altro ma sembrava che allora nessuno avesse bisogno. Più ricevevo ‘no’ e più perdevo le speranze. E passando il tempo poi, negli annunci che trovavo on-line, c’era la stramaledetta opzione ‘dell’esperienza richiesta’. Come cazzo potevo avere esperienza se nessuno mi prendeva? Provai una rabbia immensa e alla fine, esasperato gettai la spugna. Che delusione!

Un anno dopo, precisamente il 4 di Settembre mio zio ci comunicò il suo ritorno. Quel giorno tornai a casa un po’ più tardi del solito. Mio padre era al telefono e mia madre era visibilmente felice.

“Ciao Stefano. C’è una bella notizia.” mi disse mia madre

“Ah… è tornato.” disse mio padre alzando lo sguardo verso di me “Adesso te lo passo. Tieni, è lo zio.”

“Pronto, ciao zio. Come stai?” dissi io

“Benissimo, nipote mio. E tu come te la passi?”

“Bene, grazie” dissi cercando di essere allegro

“Mi dispiace di essermi perso la tua laurea, Ste. Davvero…”

“Non preoccuparti, zio. Piuttosto dimmi… a te come va?”

“Benone, Ste. Ho fatto una scoperta che è una bomba.”

“Riguardo a cosa?” chiesi io

“Riguardo a… no, aspetta. Non mi sembra il caso il parlarne al telefono. Ne parleremo quando sarò li.”

“E quando torni?”

“Tra due settimane. Giusto il tempo di sistemare le cose qui.”

“Ok, non vedo l’ora che tu sia qui. Sono sicuro che hai moltissime cose da raccontarci.”

“Anch’io non vedo l’ora di ritornare. Mi siete mancati tantissimo! Vi voglio un mondo di bene. Adesso devo andare. Ci sentiamo. A presto!”

“Ciao zio.” e chiusi la chiamata.

In quel momento ero diviso da due emozioni contrastanti. Da un lato ero felice che mio zio fosse riuscito a ottenere la sua scoperta ma dall’altro questo mi fece sentire frustrato perché mi ricordava che non ero riuscito a realizzare i miei sogni. A questo si aggiungeva la rabbia infantile di avermi abbandonato per una scoperta. Ma era una cosa che moriva in me nello stesso tempo in cui la sentivo. Ero grande, ormai. E la vita si sa, va così. Ero semplicemente stato sfortunato.

Alla fine il giorno era arrivato. Era un sabato molto fresco nonostante fossimo in Sicilia dove l’afa e il caldo ci lasciano verso la fine di Ottobre. Dopo pranzo, decisi di farmi un riposino e mentre dormivo mio padre uscì per andare all’aeroporto a prendere mio zio. Entrambi tornarono a casa dopo un’ora circa. Mia madre mi svegliò, scuotendomi.

“Ste’, sono arrivati. Dai, svegliati!”

Mi alzai e ci mettemmo davanti alla porta aspettando che lui e mio padre entrassero. La porta si aprì molto lentamente, o forse così parve a me. Mio padre entrò con le valige e le diede a mia madre. Da dietro la porta sentì la voce di mio zio rimbombare nel pianerottolo e qualche istante dopo entrò.

“Salve a tutti!” esclamò con tono allegro

“Ciao, Carmelo!” disse mia madre e abbracciò mio zio

Mio zio era un gran figone da giovane e ne avevo fatte di fantasie erotiche su di lui. E l’inspessimento dovuto all’età, l’aveva fatto diventare ancora più arrapante. E in questi ultimi 5 anni in cui era stato via, il naturale ingrigimento dei peli gli aveva dato quel tocco di maturità che nell’uomo è la ciliegina sulla sua torta di testosterone. E si era anche inspessito un po’ di più! Era diventato semplicemente irresistibile!

A 51 anni, mio zio era nel fiore della sua maschia maturità. Dalle maniche della sua camicia rivoltate, spuntavano due braccia robuste e pelosissime. Brizzolate quasi in parti uguali così come i suoi baffoni. Anche i dorsi delle sue manone spesse erano pelosissimi. Fino alle prime falangi. Viso paffutello e pacioso. Occhi castani. Il naso, che è una delle parti del corpo che cresce costantemente negli anni, era un po’ a patata e mi faceva un sangue pazzesco! Sorriso intrigante che assieme al resto gli dava un espressione maschia sempre stampata sul viso. Come se il suo testosterone fosse sempre li, pronto al l’uso. I suoi capelli avevano iniziato a diradarsi già da un bel pezzo. La riga a sinistra infatti partendo da circa due dita più in la del normale, gli faceva la cosiddetta ‘fronte alta’. Ma ciò lo rendeva ancora più sexy. Io adoro gli uomini stempiati! E anche quelli pelati. Dal collo della camicia sbottonato si intravedeva la sua foresta di peli bianchi al completo. Uno scorcio paradisiaco su un foresta di virilità nel quale avrei tanto voluto perdermi! Osservandolo bene si evinceva chiaramente che non portava né maglietta intima né canottiera. Da questo e anche dai suoi capezzoli nettamente in rilievo, più in basso. La sua panciona era aumentata un po’ di più rispetto a 5 anni fa e tendeva in modo incredibile la camicia facendogli il “profilo del 6 perfetto”. Le mani mi prudevano tanto per la voglia di accarezzargliela e sentirne la consistenza. Anche le gambe erano belle robuste. Si vedeva chiaramente dai pantaloni di tessuto marrone che indossava. Non cadevano dritti ma seguivano tutte le sue forme facendole risaltare magnificamente! Sopratutto sulle cosce. E ovviamente sul pacco che sbucava in rilievo dal cavallo in modo così pronunciato da sembrare che… cazzo! era come un frutto maturo che stava per cadere dall’albero. La mano da sola voleva coglierlo! Era chiaro che mio zio avrebbe avuto bisogno di un pantalone di una taglia più grande. Evidentemente a Roma non aveva avuto tempo di rinnovare il suo guardaroba. Ma quei pantaloni gli stavano così bene che io glie li avrei conservati lo stesso. Anche solo per annusarli ogni giorno! Davanti a quella figura così sensuale mi sentì bloccato. Freddato fuori si ma surriscaldato al livello lavico, dentro.

“Ciao Stefano!” mi disse mio zio

“Ciao zio…” avevo appena risposto e subito mio zio avanzando verso di me, mi strinse tra le sue braccia e mi baciò sulla guancia. I suoi baffoni mi solleticarono la guancia. Le sue guance ispide poiché la barba già ricresceva, mi diedero un brivido che mi fece alzare gli occhi al cielo! Il dolce e pungente odore del suo sudore di maschio, spinse le mie braccia a ricambiare l’abbraccio. Per farlo dovetti avvicinarmi di un pelo. Cos’è un pelo di distanza? Niente. Ma in quella circostanza fu tutto il contrario. Portando le braccia sulle poderose spalle di mio zio, sentì prorompere il suo pacco sul mio. Il cuore mi balzo in gola e la testa iniziò a battermi! Io avevo una tuta addosso e lui un pantalone. Ma sentivo il suo pisello così chiaramente premere sul mio, che pareva che stessimo entrambi indossando un costume da bagno. Per qualche istante persi il controllo. E quando mi accorsi che mi stavo strusciando lateralmente sul pacco di mio zio, mi fermai subito. Speriamo che non se ne sia accorto – pensai, sudando freddo.

Io, mio padre e mio zio ci accomodammo in salotto. Mio padre si sedette sul divano, io sulla poltrona alla sua sinistra e mio zio sulla poltrona di fronte a me. Ma madre andò a preparare un buon caffè che poi ci bevemmo tutti insieme, chiacchierando dei vecchi tempi, delle differenza tra Palermo e Roma e di come fosse stato il suo viaggio. Nonostante cercassi di seguire la conversazione, ero troppo preso da mio zio. Mi abbandonai totalmente ad ammirare le sue possenti e maschie forme incurante del fatto che potesse notarlo. Di tanto in tanto lui mi guardava e mi sorrideva. Dopo un po’ tornò mia madre. Si… non mi ero nemmeno accorto che si fosse alzata.

“Tutto a posto, Carmelo. Ho sistemato le tue cose nella stanza di Stefano. Per stasera dormirai qui. Devi riposarti.” A questo punto occorre fare una precisazione. Anni fa prima che io nascessi, mio zio cercava un appartamento in cui vivere e per un po’ visse con mia madre e mio padre. Poco tempo prima, i miei avevano comprato un armadio-letto a scomparsa; di quelli che si aprono verticalmente e che chiusi si mimetizzano, prendendo la forma di un armadio, appunto. Lo zio dormiva proprio in quel l’armadio-letto allora, nella stanza degli ospiti. Un anno dopo che mio zio trovo casa e si trasferì, mia madre rimase incinta di me e così la stanza degli ospiti diventò la mia stanza. Ma l’armadio-letto era rimasto li. Parecchi anni dopo risorse dalle sue ceneri. Al tempo delle scuole elementari infatti, invitavo ogni tanto qualche compagno di scuola a dormire da me. Ma dopo quella circostanza era rimasto inutilizzato. Anche se di recente avevamo sostituito il vecchio materasso a molle con uno in lattice, in caso servisse.

“Dormire qui? Ma non vorrei disturbare…” disse mio zio

“Ma quale disturbo! Questa è casa tua.” disse mio padre

Un brivido mi percorse la schiena. Io e mio zio avremmo dormito nella stessa stanza! Ero arrapato come una bestia e già mi immaginavo da solo con lui li dentro e sentivo salire in me la voglia di saltargli addosso.

“Ascolta Ste’…” disse mia madre “dovresti farmi un favore. Io e tuo padre dobbiamo andare a fare la spesa. Potresti fare tu il letto allo zio?”

“Certo. Ci penso io, tranquilla.” risposi io

“Se volete vi do una mano.” disse mio zio

“Ma no, non ce ne bisogno” rispose mio padre “tu riposati e riprenditi dal viaggio.” e i miei uscirono dalla porta

Io e mio zio eravamo quindi rimasti soli in casa ed io cominciai a sentire caldo. 

“Ok, Stefano…” disse mio zio “Io vado a farmi una doccia per rinfrescarmi.”

“D’accordo, zio. Io vado a prepararti il letto.” e andai nella mia stanza

Dopo aver aperto il terzo cassetto dell’armadio presi le lenzuola pulite e con un cigolio, feci uscire il letto dal suo alloggiamento a forma di armadio. Mentre mettevo il coprimaterasso, sentì il rumore dell’acqua che usciva dal telefono della doccia. La mia eccitazione riprese a salire. Chiusi gli occhi e immaginavo l’acqua che correva su quella montagna di carne succulenta e pelosissima. E i movimenti che mio zio avrebbe fatto per insaponarsi mi fecero ricordare la scena di un film di cui non ricordo il nome di uno dei miei attori preferiti. Bob Hoskins. L’immagine del corpo di mio zio grondante d’acqua mi provocò un’erezione e questo mi spinse a toccarmi. Cazzo, come l’avevo duro! Immaginavo che fosse mio zio a toccarmelo. Complimentandosi per quanto fossi maschio. E ovviamente anche io immaginavo di toccarlo. In quel momento mi tornarono in mente tutte le fantasie fatte su mio zio nel corso degli anni. Ci affondai dentro, in totale abbandono. Incurante di ogni altra cosa intorno a me. Perfino del tempo che passava. All’improvviso una voce alle mie spalle parlò.

“Vedo che sei molto bravo a preparare il letto.” disse mio zio

Non avendolo sentito arrivare, trasalì dallo spavento che mi fece passare l’erezione. Ripresi a sistemare il letto facendo finta di niente.

“Bèh… me la cavo.” risposi io ancora intento a mettere l’ultima coperta

avevo appena finito di dirlo che qualcosa atterrò sul letto. Era un telo doccia. Mio zio era nudo dietro di me! Mi girai lentamente quasi mi sembrò di sentire le mie vertebre cervicali scricchiolare come i cardini arrugginiti di una porta.

Mio zio era un sogno. Pelosissimo proprio come piace a me. Come avevo notato prima, il cespuglio di peli del petto era bianco ma dalla panciona in giù invece era ancora sale e pepe. Braccia robuste e pelose con qualche vena leggermente in rilievo qui e la. Aveva l’ombelico all’infuori e io adoro l’ombelico all’infuori! Scendendo ancora i miei occhi vennero attratti dal suo cazzo. Dimensione nella media, proporzionato, mediamente peloso e scuro. Dalla punta del prepuzio colavano delle gocce d’acqua e ad ogn’una di quelle goccia, la voglia di prenderlo in bocca e succhiarglielo per bene aumentava. Le palle erano belle grosse e invitanti. Come si intravedeva dai pantaloni, le sue gambe erano due tronchi spessi e robusti. Pelosissime come il resto del suo corpo meraviglioso. E i piedi… Avrei tanto voluto succhiare tutte le dita di quei magnifici piedoni. Il mio cuore cominciò a battere all’impazzata. Volevo saltargli addosso sbattendomene delle possibili conseguenze! Come si fa a resistere all’irresistibile? Mi rigirai e feci finta di continuare a rassettare il letto. Per dare tempo ai miei ormoni di calmarsi e a mio zio di mettersi qualcosa addosso. Ma non lo sentì muoversi. Anzi… Ebbi perfino l’impressione che mi stesse osservando.

“Ehi, ragazzo… Lo sai che hai proprio un bel culo?”

E con quelle parole non fu più solo un’impressione. Continuai a far finta di aggiustare il letto ma lo zio aveva troppi anni per caderci.

“Ragazzo… quelle lenzuola sono apposto. Ma qui c’è ancora qualcosa che puoi… ‘sistemare’…”

E sentì un suono. Un suono che si chiama maschio. Unico e inconfondibile. Che trovò conferma quando mi girai. Lo zio si era preso in mano cazzo e palle e li agitava. E il cazzo gli sbatteva sul pancione. Davanti a  quella vista mi sentì il sangue alla testa. E il cuore andava per conto suo.

“Zio… io non penso che…”

“Tu pensi troppo, Ste’.” e venendo verso di me, mi abbracciò. E le sue manone forti e robuste mi avvolsero delicatamente. Dalla schiena le sentì scivolare sulle natiche. E li si fermarono. Muovendo il bacino orizzontalmente, strusciava il suo cazzo sul mio. Avevo pantaloni e mutande ma cazzo! Se con i suoi pantaloni e mutande l’avevo sentivo forte e chiaro, senza nulla addosso era come averlo dentro le mutande!

“Senza niente si sente meglio, vero? Eh?”

Cavolo! Allora se n’era accorto! A quel punto mi lasciai trascinare. Tutto era già chiaro, infondo. Anch’io iniziai a strusciarmi su di lui, unendo il mio movimento al suo.

“Si… Così, Stefanuccio bello! I momenti migliori devono essere vissuti. Non ha senso pensarci su.” c’erano le migliori premesse per una scopata che difficilmente avrei dimenticato ma quando c’è una faccenda in sospeso è difficile concentrarsi su altro. E quella risposta fu come una bomba atomica. La mia rabbia che io credevo di aver rimosso, scoppiò e mi fece straparlare.

“Già… come quando te ne sei andato e mi hai lasciato solo?” e lo spinsi via

“Ma che dici, Ste’?”

“Evidentemente non ero così importante come quella scoperta…”

“Ma Stefano…”

“Tranquillo. Non fa niente, zio… ‘I momenti migliori devono essere vissuti’, no? Ma io non mi sono arreso! Sono andato avanti, credendo che alla fine ce l’avrei fatta anch’io. Mi sono specializzato perché tu potessi essere fiero di me quando saresti tornato. E mi avresti dato una mano a diventare Antropologo come te… e invece…”

“Stefano…”

“Ho fatto girare il mio curriculum non so più quante volte. Ma ho solo collezionato un infinita serie di ‘no, grazie…’, ‘ora non abbiamo bisogno’… e poi quel ‘richiesta esperienza’… Capisci? Pure per il culo sono stato preso! Dove cazzo l’avrei dovuta fare l’esperienza se nessuno mi prendeva? So solo avessi avuto un’occasion… Me ne serviva solo una, accidenti!!! Ma la verità è che… mi sono fidato della persona sbagliata!” e poi mi diressi verso la mia laurea che avevo messo in cornice appesa “Guarda qui! Sette anni della mia vita buttati nel cesso.” e sfilai la cornice dal muro, prendendola in mano “SETTE ANNI!!!” e lanciai la cornice con tutta la mia forza al muro accanto. Vicino la finestra. L’interno angolo tra le due pareti era pieno di cocci. Dopo mi sedetti sul letto tenendomi la testa con le mani.

Mio zio restò in silenzio per qualche secondo. Poi si avvicinò e mi mise una mano sulla spalla

“Stefano… tu pensi veramente che per me il lavoro sia più importante di te? Della mia famiglia? Lo pensi sul serio? Io mi farei ammazzare per voi!” disse con voce tremante

“Io non so più niente, zio. Sono solo stufo. Gli altri riescono sempre a fare tutto. Io, invece… volevo solo una possibilità? Solo una! Era troppo, forse?”

“No. Non era troppo. Tu hai lavorato sodo e te la meritavi un’occasione.” e calò il silenzio per qualche secondo

“Ascolta Ste’…” riprese lo zio “so che questa cosa ti fa stare male…” e con la mano sul mio mento mi sollevò la testa, facendomi guardare verso di lui “Ma non sempre le cose nella vita vanno come ci si aspetta. Ad un certo punto, un uomo deve farsene una ragione…”

“Certo, zio.” e agitai le testa per togliermi la sua mano di dosso “Per te è facile dirlo… Tu ce l’hai fatta. Hai realizzato il tuo sogno… hai ottenuto quello che volevi. Tu sei uno che è riuscito nella vita. Che ne puoi sapere di come mi sento io?” e riabbassai la testa

“Si. Hai ragione, Ste’. E’ vero. Io sono stato fortunato. Ho realizzato il mio sogno. Sono diventato un antropologo e ho scoperto tante cose e posti nuovi. Eh, si. Posso proprio dire di essere riuscito nella vita. Sono riuscito ad arrivare a 51 anni da solo…”

Restai colpito da quella risposta. Alzai di scatto la testa.

“Quello fortunato sei tu, ragazzo. Hai un lavoro sicuro e quella stabilità che ti permetterà di costruirti una vita con qualcuno. E di esserci sempre per lui. O pensi che sia più facile saltellando continuamente da un posto all’altro?”

“Ma… ma io…” non sapevo che dire…

“Non immagini quanto vorrei essere al tuo posto e avere una seconda occasione! Continuavo a dirmi… ‘vabbè… sono ancora giovane… c’è tempo…’ e intanto gli anni passavano… fino a che sono arrivato a 51 anni. Quante possibilità credi abbia un uomo di mezza età come me di farsi una vita con qualcuno?”

e vedendo che lo fissavo dispiaciuto continuò “Non pensi più che io sia così fortunato, vero?”

Quanto mi sentì idiota, in quel momento. Chissà quale stupida idea mi aveva fatto pensare che lo zio non si fosse sposato per scelta o che non desiderasse farsi una famiglia, come tutti. Per non parlare poi della cavolata col botto che pensasse solo al suo lavoro, fregandosene di tutto il resto. Lo sapevo già da me che non era vero. Mio zio ha sempre messo la famiglia sempre al primo posto, nella sua vita. E mi ha sempre voluto un bene dell’anima. Ma nella rabbia si sa, si dicono tante cose che non si pensano. Ero così preso di quello che provavo che vidi le cose solo dal mio lato. Fui così egoista! E me ne vergognai profondamente.

“Zio… Ti prego, scusami. Hai proprio un nipote idiota…”

“Beh…” e mi riprese il mento, sollevandomi la testa per guardami negli occhi “non più idiota di suo zio” e fece l’occhiolino. Questa risposta di mio zio, mi fece scappare una risata

“Zio… io non pensavo le cose che ho detto. Lo sai, vero?”

“Ma certo che lo so, Ste’.” e mi poggiò la mano sulla guancia “Avevi solo bisogno di sfogarti, tutto qui.”

“Tu non sei brutto” dissi io, mettendo la mia mano sulla sua che era sulla mia guancia “a molte persone piacciono gli uomini più grandi. Tu puoi ancora costruirti una vita con qualcuno. Non è troppo tardi.” e feci un sorriso ironico dicendo “Non te lo ricordi quel film? La vita comincia a 40 anni. Sei ancora giovanotto, tu…”

“Oh si, certo…” e mio zio rise fragorosamente. E io con lui. Poi guardandolo negli occhi

“Posso abbracciarti, zio?”

“Ma certo, figliolo” disse allargando le braccia. Da seduto lo strinsi all’altezza del suo pancione. Man mano che la tristezza passava mi resi sempre più conto della consistenza di ciò che stravo stringendo. E così iniziai a muovere la testa, strusciandola sul pancione per godermela fino in fondo. Mentre le mani dalla schiena, si spostavano sul davanti, tenendola dai lati. Sentire quanto fosse soda, tonda e… bella grossa era meraviglioso!

“Hai una pancia che una meraviglia della natura, zio. Mi spiace di aver rovinato il tuo approccio di prima. Era così bello…”

“Oh… non ti preoccupare, Ste’. Posso sempre farne uno migliore…” E prendendomi per le spalle mi diede una spintarella che mi fece ritrovare disteso sul letto.

Dopo avermi dato la spalle, lo zio si sedette sul mio pacco, strusciandosi su di esso.

“Oh, signore!” esclamai

“Se…”

(Si…)

fece lo zio con voce roca.

“Tèccat’ stu bìaddu rarrìari, curùzzu mìu! Fàcci sìantiri o zìu comu t’attisìsci tùttu u paipaggiùni!”

(Ecco. Goditi questo bel culone, ragazzo mio! Fai sentire allo zio come ti si indurisce tutto quanto!)

E questo non tardò ad accadere. Avete presente quelle gif o quei video in cui si vede un’erezione che si compie nel giro di qualche secondo perché l’uno o l’altro sono accelerati di parecchio? Beh… fu proprio così. Un’erezione come quella mai l’avevo avuta. Un bozzo sempre più pronunciato si ergeva rapidamente davanti le natiche pelose di mio zio. Come quei filmati nei documentari in cui si vedono germogli di piante spuntare dal terreno a crescere. Anche in questo caso, in filmati accelerati per mostrare meglio il fenomeno. In quell’impeto, mi tolsi la maglietta.

“Minkia, curò! Si sìanti ca si me n’pùti! Chìsta mìnkia ra nòstra ràzza è!

(Cazzo, figliolo! Si sente che sei mio nipote! Questa è il cazzo della nostra famiglia!)”

Come mi sentì orgoglioso di me! Ho sempre voluto essere un po’ come mio zio. Forte e virile… Gli afferrai i fianchi e iniziai a muoverlo avanti e indietro. Come se lo stessi già scopando.

“Se, curò. Tastatìllu bùanu. Ca po’ ciù rùgnu iu a manciàri a du p’nnulùni chin’i ruci!”

(Si, figliolo. Assaggialo per bene. Che poi glie lo do io da mangiare a quel pisellone pieno di latte!)

“Se… Te ghìnchiri comu…”

(Si… Ti riempirò come…)

E in quel momento mio zio aumentò di colpo la velocità

“Raricchi t’ le fàri nìasciri, curò! R’ARICCHIIIII!!!!!!!! AHHHHHH!!!!!!!!!”

(Te la farò uscire dalle orecchie, figliolo! DALLE ORECCHIEEEEEE!!!!!!!! AHHHHHH!!!!!!!!!)

Che furia! Mio zio era proprio impaziente di cominciare. E pure io. Feci versi e semi-urli che chiunque c’avesse sentito, avrebbe pensato ‘quei due stanno scopando’. E ancora non avevamo nemmeno iniziato. Mio zio si alzò e… cazzo! Mi voleva proprio far eccitare come si deve! Si mise prono su di me e riprese a strusciarsi su di me. Che magnifica visione era il cazzo dello zio che scorrendo sul mio, faceva copri e scopri! Quel suo favoloso prepuzio scivolava così bene! E ritornava indietro senza attaccarsi. Ed era bagnato solo dei suoi umori! Mio zio Carmelo aveva raggiunto una flessibilità che si guadagna soltanto con anni e anni di scopate, assieme alla rottura della membrana del frenulo che tiene prepuzio e glande attaccati. Come ne ero invidioso! Il mio ancora ogni tanto si attaccava tornando indietro perché ancora non era abbastanza flessibile e quelle poche inculate che avevo fatto non furono così forti o lunghe da far rompere la mia membrana. Mentre si strusciava, mio zio continuava a dirmi cose eccitanti.

“Talè ca, masculè. Accussì a pinna ru ziù t’ scrìcchia o culu, dùappu! Seee…”

(Guarda, ragazzo. E’ così che farà il mio pisello quando ti aprirà il culo! Siii…)

I nostro cazzi sembravano sue manganelli. Io ero in cielo. Afferrai di nuovo il bacino di mio zio e lo muovevo orizzontalmente per fare ‘combattere le nostre spade’. Ma se a me questo eccitava come un pazzo, a mio zio lo fece diventare una vera bestia. E chi lo immaginava che gli piacesse così tanto?

“Se… se… chi manciaciùmi ca m’ fa vìaniri!!! Ahhh…. minkiàzza bottàna!!!! Ahhhh……”

(Si… si… che pruritp mi fa venire! Ahhh… Porca buttana!!!! Ahhhh……)

Mio zio si strusciava così forte e veloce che ebbi il timore che sborrasse subito. Prima ancora che iniziasse il divertimento. Cercai di avvertirlo ma tutto inutile. Era del tutto fuori controllo. Fino a che con un respiro a denti stretti, si fermò…

“Minkia no! Marìa, vatìnni…”

(Cazzo, no! Ti prego, vattene…)

Oh, no! Stava venendo! Era troppo presto! Pregai che riuscisse a tenerlo. Furono istanti interminabili. Una densa colata bianca gli usci dal buco dell’uretra. Ma il respiro di sollievo che fece assieme ad essa mi tranquillizzò.

“Bòtta ri sàli… pìcca ci mancò… Minkia! A tìasta m’ facìsti pìardiri…”

(Porca miseria… Poco ci è mancato… Cazzo! Mi fai perdere la testa…)

Fiuuuu…. era solo pre-sperma. Pericolo scampato. Dopo aver tirato anch’io un respiro di sollievo sentì un calore si di me. Abbassai lo sguardo e la vidi. La densa colata di pre-sperma di mio zio mi era caduta sul pacco duro! Cazzo! Era ancora calda. Anzi… era così calda che sembrava scottare. Ma senza bruciare. Una sensazione che solo il calore corporeo può dare. Come quello che si sente quando ci si piscia addosso nella vasca da bagno.

“Minkia! Com’è abbàmpa!”

(Cazzo! Com’è caldo…)

“Se, masculè… e chiddù ca c’haiu ne pàlli abbàmpa ancùara chiossài! Virìamu chi sapùri avi ‘nacap’a to pìnna…”

(Si, ragazzo. E quello che ho nelle palle è ancora più caldo di così! Vediamo che sapore ha sul tuo pisellone!)

E mio zio si abbassò e mi leccava e mordicchiava il pacco duro già bagnato del suo seme. La colata di pre-sperma di zio Carmelo era bella abbondante e in quei pochi secondi aveva già trapanato il tessuto dei miei pantaloni. Il calore mi era già arrivato alle mutande ma quando sentì la tua bocca fu come se fossi già li dentro. Tra le sue labbra morbide… e la sua lingua umida che scorreva su di me… mi sentì avvolto in una dolce presa. Una meravigliosa anticipazione di quella vera e propria. Senza vestiti addosso. Non vedevo l’ora! Ma anche sentirmi bagnato mi piace tanto. Spesso infatti eiaculo nelle mutande e resto così. Caldo e bagnato a letto. E anche dal lato della pipì, mi piace lasciarne uscire qualche goccia, ogni tanto quando sto a casa. E sentire anche i questo caso, le mutande calde e bagnate. Si… lo adoro proprio! Il sentirmi bagnato quindi mi piacque così tanto che caddi in trance. Ero così eccitato che non mene accorsi. Leccando e mordicchiando avidamente il cavallo della mia tuta, tirato all’estremo dal mio cazzo duro e ormai tutto bagnato, aveva afferrato sia il cinto dei miei pantaloni che quello delle mie mutande. Li sfilò con un unico poderoso gesto. E fu così forte che entrambi finirono contro la parete accanto alla porta, cadendo poi a terra.

“Eheheh Bèllu sapurùsu…”

(Eheheheh Gustoso…)

e si lecco le labbra con la lingua

“Ma ùara vògghiu sìantiri chi sapùri av’a to minkia!”

(Ma ora voglio sentire che sapore ha il tuo cazzo!)

Chinatosi di nuovo, zio Carmelo strinse le mie cosce distanziandole un pelo e si soffermò ad ammirare il mio cazzo duro.

“Tècca fùma!”

(Porca troia!)

E si tuffò col viso su di esso. Annusandolo freneticamente qui e la come un cane che cerca la traccia da seguire. I suoi baffi mi solleticavano dovunque, facendo saltellare il mio cazzo di me e anche io stesso sul letto. Ansimavo come fossi in calore. E dopo averla annusata un po’, con un lungo respiro mio zio rialzò la sguardo…

“Mmm… Un sulu è chiù tìsa ra lìgna ma ciàvura puru ri masculu! Com’a a natùra cumànna!”

(Mmm… Non solo è più duro del legno ma odora pure di maschio. Come la natura vuole!)

E con rapida voracità se lo mise in bocca. Che bocca calda aveva, mio zio! E che lingua morbida! Mmm… mille volte meglio di come l’avevo immaginata, sentendola attraverso pantaloni e mutande! Mi sentì risucchiare nel profondo. Sentire quello stimolo precorrermi tutto il canale dell’uretra, mi fece temere di perdere il controllo e che sarei venuto subito. Ma dopo quella vorace e forte presa in bocca, lo sentì allentare la presa e scorrere su e giù più leggero. Se avessi avuto dei dubbi al riguardo, quella sarebbe stata la prova che mio zio come tutti, aveva avuto le sue avventure qui e la. Le sue succhiate, assieme ai suoi baffoni che mi accarezzavano il sotto pancia ad ogni affondo e i mugugni che li accompagnavano, mi fecero abbandonare del tutto! Mentre la sua bocca faceva la festa al mio cazzo, le mani di mio zio viaggiavano per il mio corpo. Prima mi accarezzava le cosce… poi mi menava un po’, mentre mi leccava le palle. Oppure lo teneva facendo una pompa mista mano-bocca. E poi saliva su, accarezzandomi le braccia, le spalle e stringendomi il petto. Finendo per pizzicarmi i capezzoli in un modo così seducente come solo i veri uomini sono capaci da fare! Ero del tutto in suo potere… un pezzo di pongo nelle sue mani. Remissivo nel profondo. E a mio zio piaceva molto. Ma anche lui voleva sentirsi in mio potere e così mi prese una mano e se la portò sulla nuca. Voleva essere accompagnato? Con immenso piacere! Mentre gli tenevo la testa, mio zio faceva dei mugugni vogliosi. Come se dicesse ‘Mettici più forza’. E così feci. C’avevo azzeccato in pieno! I suoi gemiti goduriosi mi incitavano ad essere sempre più incisivo. Strinsi forte nel mio pugno i suoi capelli per avere una presa più salda. Aumentavo progressivamente la velocità fino a che di botto, lo lasciavo li fermo. Con tutto il mio cazzo in bocca e la faccia baffuta spiaccicata sui miei peli pubici.

Lo muovevo a destra e a sinistra per spiaccicarlo di più e lui faceva un verso a metà tra il ringhio di un cane che non vuole mollare una cosa che tiene stretta tra i denti e i versi di una persona che mangia avidamente! Come gli piaceva! Lo tenevo così per un po’. Poi lo lasciavo. E dopo aver preso fiato, mio zio diceva

“Ammùtta chiossài, curò. A vògghiu sìantiri no stùamacu ri tùtti i bànni!!!”

(Spingi di più. figliolo. Voglio sentirla arrivarmi allo stomaco da tutte le parti!!!)

Dopo qualche minuto di quel pompaggio meraviglioso, mio zio si sfilò e si alzò, tendendomi le mani.

“Sùs’ti!”

(Alzati!)

disse mio zio. E afferrate le sue mani mi tirò su con forza. E quando fummo faccia a faccia…

“Quàntu m’attìzzi, sangù! Addivintàsti pròpria un bèddu picciùattu. Ma com’è ca si ancùara schìattu?

(Quanto mi arrapi, figliolo! Sei diventato proprio un bel ragazzo. Ma come mai sei ancora single?)”

E di nuovo con la stessa passione di prima, quella tipica del siculo verace, mi agguantò e mi infilò la lingua in bocca. E fu un baciò straordinario! Sentivo le mani di zio Carmelo per tutto il mio corpo. Sulle spalle, sulla schiena… e poi mi afferravano le natiche con forza, come all’inizio. Piazzando qualche bella sculacciata, ogni tanto. Com’era bello sentire i suoi baffoni sulla mia barba! Che sensazione sublime!

“U sai, sangò? Era na vìta ca un cristiànu un mi facìava tùttu stu prìu…”

(Lo sai, figliolo? Era una vita che qualcuno non mi faceva sentire così vivo…)

diceva a intervalli uscendo e rientrando la sua lingua nella mia bocca

“…ca m’att’zzàva r’accussì. M’ sta facìannu sìantiti n’aimmàlu! Po èsser mài ca no riùni ci piac’ a tùtti u stìcchiu?”

(…che non mi arrapava così. Mi stai facendo sentire un animale! E mai possibile che a tutti qui piacciano le donne?)

e iniziò a baciarmi il collo. E un’altra bella pacca sul culo ben assestata mi fece trasalire di piacere.

“No… cu quaicchùnu m’arraspàv’, ogn’ tàntu… Ah! Ma o ci piàciava sùlu pigghiàlla o sùlu ràlla. Iu sugnu r’accussì. Iu unn’accumìnciu u zitamìantu sì sàcciu ca all’àvutru a na bànna u facìssi arristàri a diùnu. Oppùru ìaranu fànghi!”

(No… con qualcuno ho scopato, ogni tanto. Ah! Ma o erano solo attivi o solo passivi. Io sono così. Non comincio una relazione se so di non poter accontentare l’altro da un lato. Oppure erano stronzi.)

“U sàcciu, sangù. I fànghi sùnnu runn’è ghiè.”

(Lo so, figliolo. Gli stronzi sono ovunque.)

e mi strinse forte, facendo un lungo respiro sul mio collo, come se stesse respirando me. E poi mi sussurrò vicino l’orecchio

“Un sùlu na pìnna, sangù… pùru na tutt’ l’avutri banni ciàri ri màsculu! Quùntu mi piàcì, sàngu mìu!”

(Non è solo il pisello, figliolo… anche da tutte le altre parti odori di maschio! Quanto mi piaci, figlio mio…)

La sua manona destra scorreva sul mio petto, mentre lo diceva. E poi si fece un’altra bella e lunga annusata sul mio collo.

“Quàntu m’ piaci chìddu ca dicìsti, giò. Ùnu vòli bìaniri cu cùari. E cu vòli bìaniri vìaru è onìastu e u fa addisiàri nìanti.”

(Mi piace quello che hai detto, figliolo. Si ama col cuore. E chi ama davvero è onesto e non fa desiderare nulla)

E poi ancora più vicino all’orecchio

“U sài ca pùru iu sùgnu ràccussì? U rùgnu e u pìgghiu”

(Lo sai che anch’io sono così? Lo do e lo prendo)

e mi leccò l’orecchio dal lobo fin su per tutto il padiglione auricolare.

“Allùra n’addivirtìamu ra bèlla, zìu!”

(Allora ci divertiremo alla grande, zio!)

“Spàitti co rìci!”

(Puoi dirlo forte!)

Zio Carmelo interruppe l’abbraccio, distanziandomi per vedermi bene, di nuovo.

“Chi si bìaddu, Ste’!”

(Come sei bello, Ste’!)

E con le manone sulle mie spalle, mi osservava attentamente. Dalla testa ai piedi con enorme desiderio.

“Quànnu vìnni e t’abbrazzàvu… t’avissi…”

(Quando sono arrivato e ti ho abbracciato… avrei tanto voluto…)

E in quel momento mi strizzò il capezzolo sinistro. Per la foga usò un po’ troppa forza e mi fece un pelino male. Ma mi piacque lo stesso.

“…po ti mittìsti a stricàr’ti c’u pìsci… Minkia, sangù! Sìddu to pàtri e to màtri un n’avìssiru stàtu da…”

(…poi hai iniziato a strusciarti col pisello… Cazzo, figliolo! Se non ci fossero stati tua madre e tuo padre, io…)

E con entrambe le mani mi assestò due belle sculacciate simultanee sul culo così potenti che mi fecero avvicinare a lui.

“Ma ùra sèmu sùli, sangù…”

(Ma ora siamo soli, figliolo…)

“E t’ po arricriàri ra bèlla, zìu…”

(E ti puoi divertire quanto vuoi…)

“E tu pùru…”

(E anche tu…)

“Ah, se! Tu a me pìnna ta sucàsti. Ìu a tua ancùara màncu le ciaràtu. Ti par’ giùstu, zìu?”

(Ah, già! Tu il mio cazzo te lo sei succhiato. Io il tuo invece ancora non l’ho nemmeno annusato. Ti sembra giusto, zio?)

dissi scherzosamente

“Ragiùni hai, sangù! Càlati è pigghiatilla. E’ tùtta pi tìa”

(Hai ragione, figliolo. Abbassati e prendilo. E’ tutto per te.)

e mentre lo diceva si distanziava leggermente da me. Quando il suo cazzo duro come il marmo, non più costretto dal mio corpo, balzò verso l’alto. Proprio come accade quando ci si toglie le mutande con un erezione. Che bel pesciolone aveva zio Carmelo! Da duro, il suo cappuccio si era ritratto quanto bastava perché il buco dell’uretra fosse pienamente visibile. Sul bordo del prepuzio, bagnato e lucido come la cappella sottostante, e più in basso ai lati, alcune venuzze erano in rilievo. Ma in realtà il cazzo dello zio era di un liscio che rasentava la perfezione. Faceva capolino da un folto ma corto cespuglio scurissimo. Tuttavia c’erano alcun peli bianchi più lunghi. Il suo odore mi arrivava forte e chiaro già da in piedi. Abbassandomi, mi investì con tutta la sua potenza. A quell’altezza potei vedere meglio anche le palle di zio Carmelo. Il suo scroto pur essendo pendente era leggermente ritirato verso il corpo. Forse perché lo zio non si era asciugato dopo la doccia. Era un bel sacchetto peloso, con dentro due uova di prima scelta. A stento entravano nella mia mano. Le rimestai un po’, godendomi quella consistenza e il fruscio che i suoi peli facevano, sfregandomi il palmo.

“Minkia! Còmu pìsanu sti pàlli, zìu… L’ha sìantiri come un chiùmmu. E’ bìaru?”

(Cazzo! Come pesano queste palle, zio… Devi sentirle come il piombo. Vero?)

“Cùippa tùa è, sangù. Tu rìssi ca addivintàsti tròppu bìaddu. E un m’attizzàva r’accussì ri… macàri mu sciuddàvu, va…”

(E’ colpa tua, figliolo. Te l’ho detto che sei diventato tanto bello. E io non mi arrapavo così da… neanche me lo ricordo più, va…)

“Mèggi’accussì, ziù. Picchì a mia…”

(Meglio così, zio. Perché a me…)

e gli leccai lo scroto partendo dal fondo, tra le cosce e con una sola leccata presi prima una e poi pure l’altra palla

“M’ piaci manciàri assai!!!”

(Mi piace mangiare molto!!!)

e dopo avergli leccato frontalmente la cappella semicoperta dal prepuzio, dal basso verso l’alto, lo presi in bocca. Minkia! Com’era succulento, quel pisellone! Non mi risparmiai. All’inizio mi concentrai sulla cappella. Succhiavo tutto il glande serrando un po’ le labbra per fargli sentire il risucchio fino in fondo, ad ogni uscita. Mentre con la lingua gli grattavo con calda morbidezza il frenulo, facendolo ansimare. Accompagnavo il tutto con la mano, massaggiando tutto il collo del cazzo a ritmo delle mie succhiate

“Mèeeezzeca, curò! Bùana a sa maniàr’ a pìnna…”

(Porca troia, figliolo mio! Lo sai trattare bene il pisello…)

“Ancùara màncu hàiu accuminciàtu, zìu… àvi chiossài i rèc’ànni ca pìansu a còmu ìnchiri stu pinnulùni! E fàrimìllu scoppiàri in càpu… o i rìntra… Mìnni facìsti fàri ri minatùna ri quànt’àvi c’accuminciò a aggrizzàrisi… Stairnàta me rifàri ri tùttu u rùci ca mi facìsti ittàri!”

(Ancora non ho nemmeno iniziato, zio… sono più di 10 anni che penso a come riempire questo pisellone! E a come farmelo scoppiare addosso… o dentro… Me ne hai fatte fare di seghe da quando ha iniziato ad alzarsi… Oggi mi rifarò di tutto lo sperma che mi hai fatto buttare!)

per non interrompere ‘la mungitura’, mentre parlavo glie lo menavo un po’. E andavo sempre più veloce. E all’ultima frase usavo così tanta foga, che zio Carmelo si mise ad urlare

“SE SANGÙ!!! SEEEEEEEEEEE!!!!!!!!!!!! ASCIÙCAMIIIIIIIIIIIIII!!!!!!!!!!”

(SI, FIGLIOLO! SIIIIIIIIIII!!!!!!!!!!!! ASCIUGAMIIIIIIIIIIIIII!!!!!!!!!!)

Cavolo! Doveva davvero essere parecchio tempo che zio non scopava…

“No, zìu… ancùara è prìastu. Caimmàti… Caimmàti…”

(No, zìo… ancora è presto. Calmati… calmati…)

E rallentai di botto la menata, accarezzandogli il pancione con l’altra mano.

“Siddu ti ni vìani ùara, fai sùlu na stìzza. E tu si chiù màsculu i r’accussì… Ìu u sàcciu…”

(Se sborri ora, fai solo una goccia. E tu sei molto più maschio di così… io lo so…)

“Ah… ah… Raggiùni hài, curò… Ma mi sta facìannu accussì prìu ca… tu rìssi. A tìasta mi facìsti pìaiddiri!”

(Ah… Ah… Hai ragione, ragazzo… Ma mi stai dando così tanto piacere che… te lho detto. Mi fai perdere la testa!)

“Tu rìssi, zìu. Chìstu, ancùara nìanti è…”

(Te l’ho detto zio. Questo ancora non è niente…)

E lo presi di nuovo in bocca e stavolta feci sul serio. Niente mani. Solo il suo cazzo e la mia bocca senza fondo. Andavo su e giù fino in fondo senza problemi. Zio Carmelo aveva un cazzo nella media. Forse di 1 o 2 cm al di sopra di essa. Quel tanto che basta per essere grosso all’occhio e giusto per la bocca. I cazzoni più grossi sono belli ma li ho sempre trovati poco pratici da usare. Ma il punto forte del cazzo di mio zio era il suo spessore. Era un bel salsicciotto succoso e spesso che faceva venire voglia di spolparlo a dovere e senza sosta! Mentre succhiavo avidamente quel pesciolone che faceva di zio Carmelo un uomo con la ‘U’ maiuscola, assestavo qualche bella pacca al suo sedere, a cui nel frattempo mi ero appoggiato. Muovendo a tratti il suo bacino avanti e indietro, alternando la pompa alla scopata della mia bocca. Quando gli davo l’input del movimento, mio zio prontamente attaccava a spingere.

“‘Nte cannarùazza t’ le far’ arrivàri!!!”

(Te la farò arrivare alle tonsille!!!)

E poi, ad una delle sue spinte più profonde, di colpo gli stringevo le natiche, fermando il suo scavo e lasciandomi dentro tutto il suo cazzo. Sempre più duro. Sempre più pieno.

“Se! Manciatìlla tùtta!”

(Si! Mangiala tutta!)

All’ennesima ripartenza della pompa, alzando lo sguardo, notai che mentre lo succhiavo, lo zio si stimolava i capezzoli con gli occhi chiusi. I capezzoli di zio Carmelo era due belle capocchie di fiammifero. Scuri con un alveolo bello grosso ma non troppo. Risaltavano da quella pelliccia bianca che aveva in petto come i biscotti sulla carta forno. Per l’eccitazione si erano irrigiditi. Avrei tanto voluto pizzicarglieli e succhiarglieli con la stessa avidità con cui gli stavo mungendo il cazzo. Ma prima c’era un’altra cosa che impazzivo di fare. E avendo notato che lo zio teneva gli occhi chiusi, ne approfittai. Senza farmene accorgere, aprì leggermente la bocca per farci entrare un dito. Dopo averlo bagnato per bene, misi il dito tra le sue gambe. Presi bene la mira e… Su! Credevo che avrei dovuto farmi strada per allargarlo e invece entrò con facilità. Ti sei dato da fare, zione. Eh? Quando mio zio senti quel dito si levò un lunghissimo mugugno urlato.

“Aaaaaaaaaaaaahhhhhhhhhhhhhh……… Fìgghi i bòna màtri chi si! Accussì, a trarimìantu? Minkia! Còmu te scricchiari, ùara!”

(Aaaaaaaaaaaaahhhhhhhhhhhhhh………  Disgraziato che non sei altro! Così, a tradimento? Cazzo! Ti sfonderò…)

Non desideravo altro! Il mio cuore andava all’impazzata. Il dito dietro e la bocca davanti andavano insieme. Mentre una tornava indietro da un lato, l’altro andava avanti dall’altro. Come fossero un unico oggetto che si muoveva, scorrendo da un buco all’altro. Zio Carmelo non la smetteva di ansimare. In realtà alternava ansimi e ruggiti di piacere. Lo stavo facendo godere davanti e dentro insieme. Facendolo sentire sia un trapano umano che vacca in calore ansiosa di farsi montare e inseminare. Non resistette per molto. Mio zio mi fermò di colpo. Mi prese per le spalle e mi alzò. Sollevandomi per le cosce, mi portò in braccio a letto e li mi adagiò. Mi spinse in avanti le gambe e allargandomi le natiche, un espressione vogliosa e ansiosa gli si accese in viso.

“Ah… ca sìamu!”

(Ah… eccolo qui!)

E poi mi guardò

“Stu pirtùsu tu rifàzzu arrìari, sangù! Ahm!”

(Questo buco te lo rifaccio da capo, figliolo! Ahm!)

E si avventò con la faccia sul mio culo. Mi sentì spedire in cielo. Mentre la sua lingua calda e morbida si infilava sempre più in profondità nel mio culo, i suoi baffoni mi solleticavano il perineo e il limitare dello scroto. Come io feci prima, anche lui mi stava facendo godere davanti e dietro insieme. Eravamo proprio zio e nipote!

“Chi bèddu pirtussìdu chi hài, sàngu mìu! È ancùara strittulìddu. Un l’avisti a dari n’to spìssu. È bìaru?”

(Che bel buchetto hai, figliolo! È ancora un po’ stretto. Non l’hai dato spesso. È vero?)

“Ahhh… ah… nnoooo… Zzìu… Quas’ tùtti u pigghiàvanu sùlu…”

(Ahhh… ah… nnnooo…Zzio… erano quasi tutti passivi…)

“Un t’ proccupàri, sangù. C’ pìansa o zìu a dapiritìllu còmu è di giùstu! Làssa far’ a mìa!”

(Tranquillo, figliolo. Ora ci penserà la zio ad aprirtelo come si deve. Lascia fare a me!)

Vidi mio zio alzarsi e aprire una delle sue valige. Tirò fuori una piccola scatola che riconobbi subito. Quando zio Carmelo tirò fuori da quella scatola una bustina argentata, il cuore iniziò a battermi all’impazzata. E ancora di più quando gli vidi tirare fuori dalla valigia anche un flaconcino viola.

“Eheheheh Cu chìstù ta fàzzzu sciddicàri i rìntra ‘nfìnu ‘mmùcca!”

(Eheheheh Con questo te la faccio scivolare dentro fino in bocca!)

Mi sentivo friggere dall’eccitazione! Zio Carmelo tornò a letto, da me. Poggiò la bustina con dentro il profilattico sul materasso accanto a me e aperta la boccetta, prese un po’ di gel. Unto e lucido, il dito di zio Carmelo entrò con un sibilo dentro di me. Godevo come un pazzo.

“Ah! Ùnu sìnni trasi sùlu sùlu! Passàmu sùb’tu a dùi!”

(Ah! Uno entra facilmente! Passiamo subito a due!)

E così fece. Un altro po’ di lubrificante e sentì subito anche il secondo dito.

“Ah… Ràp’mi, zìu… ràp’mi! Aaaahhhh…”

(Ah… Aprimi, zio… aprimi! Aaaahhhh…)

“Spàitti co rìci, sangù… spàiti co rìci…”

(Puoi dirlo forte, figliolo… puoi dirlo forte…)

La voce roca e goduriosa dello zio col senno di poi sarebbe stata un dolce avviso. Aveva appena finito di dire queste parole che senti prorompere in me con forza ben 4 dita. Mi sentì aprire in due! Ma mai e poi mai avrei anche solo pensato di dirgli di fermarsi! Lo zio non poteva più aspettare! E dopo quella dolce e prepotente violazione di piacere che mi fece piegare la testa all’indietro, nemmeno io.

“Amunì, zìu! Tràsi ca minkia! Fìccami! Fìccami fùaitti! Un ma firu chiù…”

(Dai, zio! Entra col cazzo. Scopami! Scopami forte! Non resisto più…)

“Se, sàngu mìu. Prùantu si! Famm’ mìatt’ri u capuccìnu!”

(Si, figliolo. Sei pronto! Fammi mettere il profilattico!)

Lo zio prese la bustina argentata da sopra il materasso e si alzò. Si passò un po’ di lubrificante sul cazzo e poi aprì la bustina. Si infilò il profilattico, srotolandolo lentamente fino alla base del cazzo. Poi mise un altro po’ di lubrificante sopra. Menandosi un po’ per spalmarlo bene. Mentre lo faceva, mi guardava.

“Si pròntu, sangù?”

(Sei pronto, figliolo?)

disse col sorriso arrapato

“Av’ na vìta ca sùgnu pròntu. Vèni tràsi ca distra, zìu! Ca ti fazz’arricriàri!”

(E’ una vita che sono pronto. Vieni. Entra qui dentro, zio! Che ti faccio godere!)

Con le mani mi allargavo le natiche mostrando il mio buco semi largo e rispondevo al suo con il mio di sorriso arrapato. Questa risposta sortì l’effetto che speravo. Mio zio si arrapò ancora di più. Con tutta la foga che aveva, mi prese per i polpacci, divaricandomi le gambe per avere visuale libera. Puntando il suo cazzo sul mio culo lo infilò dentro. Prima la testa. Poi un po’ di più… ancora un po’… e boom! Era tutto dentro. Sentì un po’ dolore ma sapevo come gestirlo. Anche se non ebbi molte occasioni di farmi inculare, non ero più vergine.

“Nùddu c’è ca dintra?”

(C’è nessuno qui dentro?)

disse scherzosamente

“No, zìu. È tùttu pi tìa. Guritìllu!”

(No, zio. È tutto per te. Goditelo!)

Mio zio cominciò a muoversi. Era lentissimo. Voleva godersi il mio culo che aveva tanto desiderato. E anch’io mi godetti fino in fondo il suo pisellone. Tutte le fantasie che avevo fatto su mio zio erano diventate realtà! La sua carne era dentro di me e più in la anche il suo seme. Mio zio attaccò a spingere. Andava a ritmo normale ma ogni tanto aumentava e allora il suo pube sbatteva contro il mio bacino, producendo quel suono meraviglioso. Simile a quello di prima. Quando mio zio si fece sbattere il pisello contro la panciona. Quel ticchettio virilissimo di zio Carmelo, era accompagnato dal sensuale e maschio ondeggiare del suo pancione che sobbalzava con incantevole grazia avanti e indietro ad ogni affondo. Com’era bello! Era la sua forza maschia! Glielo presi con entrambe le mani per sentire la sua abbondante e soda consistenza. E per sentirlo scalpitare.

“T’ piaci a me biddàca, ah? Ahahahah”

(Ti  piace la mia panciona, eh? Ahahahah)

disse mio zio

“See… òmi i pànza, òmi i sustànza! Ah, seeee…”

(Si… Uomo di panza, uomo di sostanza! Ah, siiii…)

“Seee… e da sustanza t’ le scarricàri tùtta no cùlu, curò… seee!!! Te bunciàri còmu un pùaiccu!!! Mmmgrrr!!!”

(Siiii… e quella sostanza te la sparerò tutta nel culo, figliolo… Siiii!!! Ti gonfierò come un maiale!!! Mmmgrrr!!!)

“Ah… ah… se, ziù… accussì… scrìcchiami!!!”

(Ah… ah… Si, zio… Così… Aprimi in due!!!)

Mio zio aveva preso a spingere velocissimo e con forza, mentre distanziandomi le gambe ancora di più, mi aveva aperto quasi a 150°. Ora aveva ancora più spazio di manovra e di tanto in tanto se ne stava tutto dentro. O strusciandosi come ad allargarmi ancora di più. Oppure spingeva partendo da dentro come per arrivarmi ancora più in profondità. E io impazzivo quando lo faceva. All’improvviso mi lasciò i polpacci e si adagiò su di me. La sua enorme panciona pelosa mi coprì tutto il torace. Mio zio mi abbracciò e mi infilò la lingua in bocca, continuando a scoparmi così. Eravamo così vicini! Dopo guardandomi negli occhi mi sussurrava

“Te lassàr’ un pirtùsu rùassu e sènza fùnnu còmu i gallerìi ra Palìammu-Messìna!”

(Ti farò venire un buco grosso e profondo come la gallerie dell’autostrada Palermo-Messina!)

Alcune gallerie di quest’autostrada della Sicilia infatti sono molto lunghe. Ce n’è una che è lunga ben 2 km!

“Se… cu stu bèddu fuiggùni chi hài, ma sta facìann’a stràta!”

(Si… con quel Camion che hai, ma la stai facendo una bella strada!)

“E ancùara un ne finùtu. Sus’ti. Mìattit a p’curìna!”

(E ancora non ho finito. Alzati. Mettiti a pecora!)

Mio zio si sfilò da me. Mi alzai, mi girai e mi misi prono sul letto. Mio zio entrò di nuovo e con una bella pacca sulla chiappa destra, inaugurò la nuova posizione! Con le manone appoggiate sulle mie chiappe, mio zio riprese a trapanare.

“Minkia! Chi bèdda pìacura chi si, sangù!”

(Cazzo! Che bella pecora che sei, figliolo!)

No, zìu… sugnu na vacca… na vaccàzza ca vol’èss’r ‘mprigiàta!”

(No, zio… Ah! Sono una vacca… una vaccazza che non vede l’ora di essere inseminata!)

“Ah, se? Na vàccazza si? E quàntu vit’ddùzzi vo fàri? Ah?”

(Ah, si? Sei una vaccazza? Quanti vitellini vuoi fare? Ah?)

E mi diede un’altra pacca sul sedere.

“Quànti, ah? Ùnu, rùi, tri… Ah? Quàntu?”

(Quanti, eh? Uno due, tre… Ah? Quanti?)

E via con altre vigorose pacche ad ogni numero. Prima su una e poi sull’altra chiappa.

“Unu com’a tìa, mìnni fa fàri pùru rèci di vitiddùzzi! Amunè, ze! Inchìamu tutt’u mùnnu!”

(Uno come te, me ne fa fare pure dieci di vitellini! Avanti, zio! Riempiamo tutto il mondo!)

E agitai lateralmente il culo. Mio zio si eccitò così tanto che mise il turbo. Che spinte potenti! Mi sembrava di essere in balia delle onde del mare in tempesta, su quel letto!

“Se… se… Scùanzami, zìu! Scùanzami u rarrìari!!! Ah…”

(Si… si… distruggimi, zio! Distruggimi il culo!!! Ah…)

Com’era forte, mio zio! In quel momento, più di quanto non lo volessi già, desideravo diventare come lui. Che maschio che era!

“Marìa, masculè! U sìantu tuppuliàri!”

(Mamma mia, figliolo. Sono vicino, lo sento!)

Ci siamo – pensai. Allora con le mani afferra il bordo del letto per aggrapparmi ad esso. E presi a muovere avanti e indietro il sedere per incitarlo e non dargli scampo!

“Amunì, ziù. Spàram’ tùtta a to ràggia e màsculu! T’ le sucàri tutta!”

(Si, zio. Sparami tutta la tua sborra di virilità. Te la succhierò tutta!)

“Se… ta sdivàcu tutt’e rìntra, sangù! Accussì addivintàmu na cùasa sula… se… t’arrìastu i rintrà pissìampri, curùzzu miu!”

(Si… Te la sparerò tutta dentro, figliolo. Così diventeremo una cosa sola… si… ti resterò dentro per sempre, amore mio!)

E abbassatosi, si addossò su di me. Facendo girare le sue braccia sul mio petto, si avvinghiò con forza e passione!

“Oh… curùzzu nìu… m’ ràsti a vìta, stairnàta! E ùara u zìu un na tèni chiù! Se… Oh! Marìa, curò! M’ sìantu rapiri u pirtùsu ra pìnna!”

(Oh… amore mio… mi hai dato la vita, oggi! E ora lo zio non riesce più a tenerla! Si… Oh! Oddio, figliolo! Mi sento aprire in due il buco del pisello!)

“Se… a stràta si rapìu… Ìattali i fùara , zìu!”

(Si… la strada si è aperta. Buttalo fuori, zio…)

“Marìa, ca è! Ca è…”

(Cazzo! Eccolo… Eccolo…)

E con un verso di risucchio coi denti stretti, rallentò improvvisamente. Entrò tutto dentro di me e si fermò. Zio Carmelo fece un verso di goduria a sforzo che sfociò in un urlo di piacere!

“Iiiiiiiiirghhhhhoooooooaaaaaaaaahhhhhhhhhhhh!!!!!!!!!!!!! Ohhhhhhhhh! Ohhhhhhhh! Ohhhhhhhh….”

Mentre dentro sentivo il cazzo dello zio pulsare e contrarsi nel mio culo per sputare tutto quel caldo seme che gli avevo fatto accumulare, sentivo il suo orgasmo anche su di me. I suoi spasmi, assieme alla sua mole, mi gravavano addosso trasformati in spinte che lo portavano sempre più in profondità dentro di me. Spingeva, spingeva… in maniera ritmica e convulsa. Si stava proprio svuotando alla grande. Dopo essersi sfogato del tutto, mio zio tirò un lungo respiro di goduria e sollievo.

“Grazie, zio” dissi io soddisfatto in pieno da quel super maschione. “E’ stato bellissimo… Tranquillo… resta su di me. Riposati… Non mi spiace affatto averti addosso, così…”

“Che? Grazie a te, nipote mio. Ti voglio tanto bene.” e mi diede un bacio sulla guancia e si strofino sul mio viso, accarezzandomi “Sei un ragazzo eccezionale…”

“Certo è un peccato che avessi il preservativo. Mi sarebbe piaciuto avere la tua sborra dentro, per davvero…”

E allora mio zio stese il suo abbraccio oltre il mio viso perché potessi vederlo bene. Aveva qualcosa in mano. Sgranai gli occhi.

“Quando te lo sei tolto?”

Ce l’avevo dentro! Lo sperma di mio zio, pieno della sua maschia essenza e di tanti girini che avrebbero potuto ripopolare tutto il pianeta. Mi sentivo l’uomo più felice del mondo!

“L’ho tolto quando ti sei girato, curò. Secondo te lo zio ti negava tutto il suo latte?”

“Zio… ti voglio bene! Ora più niente ci può separare!”

“No… ora siamo uniti per sempre!” E mi baciò di nuovo sulla guancia, strusciandosi su di me.

Mio zio si tolse da sopra di me e si alzò. Io mi girai e mi alzai e lui mi prese tra le sue braccia di nuovo e mi baciò. Mi teneva stretto e le sue mani navigavano per le mie spalle e la schiena. E la sua lingua sulla mia, in bocca.

“Sei meraviglioso, ragazzo!” poi abbassato lo sguardo, mi accarezzava la pancia.

“E’ tutto qui dentro, ragazzo. Tutto quello che lo zio aveva. Che tuo nonno mi ha dato quando mi ha messo al mondo. Adesso ce l’hai tu. Sei contento?”

“Si, zio. E mi sento onorato. Userò bene il tuo sperma. Lo assorbirò e terrò viva la virilità della nostra famiglia. La mia, la tua, quella del nonno… e anche quella di papà che mi ha messo al mondo…”

“Sapevo che avresti capito, ragazzo. Si. L’ho detto e lo ripeterò. Sei un ragazzo eccezionale!”

e mi baciò ancora… e ancora… e ancora… la sua lingua non si stancava mai e non sembrava avesse intenzione di lasciarmi. E pure io sarei rimasto così per sempre. Ma il tempo che avevamo a disposizione non era molto. Sia io che lui lo sapevamo.

“Vuoi rendere onore alla mia virilità, ragazzo? Comincia da ora. Perché adesso tocca a te, figliolo. Hai detto che qualche inculata l’hai fatta, giusto? Vediamo come te la cavi.”

“Zio… io sono alle prime armi… non vorrei che tu restassi deluso” dissi arrossendo

“Io deluso di te? Nemmeno tra 1000 anni! Tu sei nipote. Sono sicuro che andrai alla grande. E poi sono certo che il mio sperma già ha fatto effetto, dentro di te. Facendoti diventare ancora più forte e bravo.” e mi pizzicò la guancia dandole poi pure uno schiaffetto “Allora? Come vuoi che mi metta?”

“A canùsci a canilùzza?”

(La conosci la smorza-candela?)

dissi ironicamente

“Masculè… viri ca hàiu i pìla biànchi, ìu. M’ vòi i fàcci o ri spàddi?”

(Figliolo… io ho molti più anni di te, sai? Mi vuoi di faccia o di spalle?)

“I fàcci. Vògghiu vìriri satariàri da biddàca e du pìttàzzu, mèntr’ ta mèttu ‘n cùlu!

(Di faccia. Voglio vedere la tua panciona e il tuo petto rimbalzare, mentre ti inculo!)

“Mènza parùala. Va cùiccati…”

(D’accordo. Distenditi…)

Prendendo di nuovo dal suo flaconcino viola un po’ di lubrificante, zio Carmelo portò la mano dietro di lui. Infilandosi un dito nel culo per lubrificarlo, ondeggiava il bacino avanti e indietro con fare provocante.

“Ste… un bìu l’ùra r’avìri a to mìnkia ca rarrìari. Te far fàri na prìma ‘nculàta ca t’ha ristàri in tìasta pi sìampri! Se… ti stàiu preparànnu un bèddu p’rtùsu ca è chiù dùci ri zùccaru…”

(Ste… Non vedo l’ora di avere il tuo cazzo qui dietro. Ti farò fare una prima inculata che ti ricorderai per sempre! Si… ti sto preparando un bel buco che ti darà tanto piacere…)

Mio zio era sempre più provocante e la mia eccitazione cresceva…

“Ma iù un sùgnu chiù vigginìaddu, zìu…”

(Ma io no sono più vergine, zio…)

risposi col fiato spezzato mentre me lo menavo un po’, stimolato da quella vista spettacolare.

“E bo’ mìattiri di ru trasùti e nisciùti ca ti facìst’i cùissa cu chìddi ca ùara ti rùna o zìu? No, curuzzu miu. Chìdda cu mìa av’addivintàri a prìma ficcàta tùa!”

(E vuoi paragonare quegli ‘entra ed esci’ di sfuggita con quello che ora ti darà lo zio? No, amoruccio mio. Quella con me sarà la tua prima scopata!)

Sentì il sangue salirmi in testa! Mio zio si avvicinò al letto, e dopo essersi abbassato, mi diede uno schiaffetto sulla mano, scherzoso.

“Levat’ i dùacu! Ùara c’è u zìu…”

(Levati da qui. Ora c’è lo zio…)

Lo disse alla mano, scherzando. Per dirmi di toglierla dal pisello. Zio Carmelo si mise un’altro po’ di lubrificante in mano e iniziò a passarmelo su tutto il cazzo. Palle incluse. Il mio cazzo si era un po’ ammosciato durante la trapanatura di mio zio. Ma lui me lo fece tornare duro in un istante! Dalla classica menata, metteva una mano sotto come a reggere il cazzo. Con l’altra massaggiava col pollice e l’indice, tutto il collo del cazzo. La parte che si contrae durante un orgasmo. Massaggiava con un movimento orizzontale delle dita, scorrendo dal basso verso l’alto, per tutta la lunghezza del pisello.

“Minkia…” ero in estasi…

“Eh… Chi sàpi fàrì na mànu ri cinquàntun’ànn’! È inùtil’. Cu manìa chiù mìnki’e tìa s’ sìanti sìampri…”

(Eh… Che può fare una mano di 51 anni! Non c’è niente da fare. Si sente sempre la differenza quando si trova qualcuno che conosce il cazzo meglio di te…)

Col lubrificante, le mani dello zio scivolavano così sensualmente per il mio cazzo e sulle palle che caddi come in trance. Zio Carmelo aveva delle manone forti e spesse ma con un tocco corposo e delicato. Quel tocco che come disse lui stesso, solo un uomo con più esperienza sviluppa nel corso della sua vita! Oltre il cazzo, mio zio mi massaggiava la zona soprastante. Il sottopancia. Poi anche le ‘incinàgghie’… oh, cioè… intendevo ai lati dello scorto, fino all’incavo con le cosce. Era incredibile! Non solo mi sentivo eccitato da pazzi. Ma anche dentro mi sentivo arrapato… Come se in quel momento nella prostata, si stesse alzando un’altissima marea si sperma.

“Chi bìadda pinnàzza lùacca!”

(Che bel pesciolone!)

disse mio zio facendosi mentre si divertiva a prendermi il cazzo per la punta piegandolo verso di sé per poi lasciarlo ricadere, sbattendomi duro con forza, sulla pancia.

Fui pervaso dall’orgoglio.

“Appùastu, curò. Ùara si pròntu.”

(Bene, figliolo. Ora sei pronto.)

E venne sul letto, sopra di me. Puntando il mio cazzo sul suo culo.

“Zu Me… e u cappuccinu?”

(Zio Carmelo… e il profilattico?)

Avevo appena finito di dirlo che mi sentì scivolare in un carnoso e caldo tunnel. Mio zio si stava sedendo su di me. Quella magnifica sensazione mi fece scordare di tutto il resto.

“Ah… e ùra si mìu, masculàzzu c’un si avùtru!”

(Ah… e ora sei mio, maschione!)

Zio Carmelo non perse tempo. Iniziò subito a ondeggiare avanti e indietro, iniziando lo scavo del suo culo. Si teneva la pancia mentre andava avanti per essere invitante.

“T’ piac?”

(Ti piace?)

“Seee…”

(Siii…)

risposi sussurrando

E allora allungai le mani e glie la presi. Com’era soda e potente! Mentre continuava a muoversi, regalandomi la più bella trombata che si potesse desiderare, spostai le mani verso l’alto. E gli strinsi i due pettorali gonfi!

“Se, sangù… strìzzam’u pìattu! Se, accussì… è tùttu pi tìa… tùttuuuuuuuuuu……”

(Si, figliolo… strizzami il petto… è tutto tuo… tuttoooooooooo……)

E mio zio aumentà la velocità.

“Ah… m’ sìantu ‘n paraddìsu, zìu!”

(Ah… mi sento in paradiso, zio!)

La mia eccitazione continuava a salire e così passai all’azione. Afferrai le natiche di mio zio e presi il comando!

“Se, curùzzu mìu… Pìgghiami tu! Vògghiu sìantiti quàntu si preputìanti… se… fìccami, màsculu!”

(Si… ragazzo mio… Prendimi tu! Voglio sentire quanto sei prepotente… si… scopami, uomo!)

Quest’incitamento era il mio banco di prova. Ma non mi faceva alcuna paura. Mio zio mi aveva dato una carica tale che tutta l’incertezza che avevo prima era sparita. Mi sentivo il più forte del mondo. Seguendo quest’onda mi lasciai andare alla foga. Facevo certe spinte così forti che mio zio, nonostante fosse più pesante di me, rimbalzava sopra di me!

“Seeee!!! Chìstu e me n’puti… chi bèddu riàlu ca mi fìci a vìta! Chiù fùaitti, sangù! CUNSÙMAMIIIIIII!!!!!!!!!!”

(Siiii!!! Questo è mio nipote… Che bel regalo mi ha fatto la vita! Più forte, figliolo! SFONDAMIIIIIII!!!!!!!!!)

Mio zio urlò con tutto il fiato che aveva nei polmoni, tanto da farmi pensare che qualcuno potesse sentirci. Ma in quel momento ero così arrapato che me ne sarei sbattuto i coglioni. E poi sentire quell’omone starnazzare così per la mia abilità era un orgoglio gigantesco che faceva sparire tutto il resto. Non sono mai stato così fiero di me stesso. Dopo un po’ rallentai il ritmo. Mi serviva solo qualche minuto per recuperare le energie e riprendere a scavare ma…

“No, giò… cuntìnuo iù… cu s’ fìaimma è piddùtu. E ìu n’ vàgghi’ancùara!!!!!”

(No, gioia… Continuo io… Chi si ferma è perduto. E io ne voglio ancora!!!!)

Appena si accorse che avevo diminuito il ritmo, zio Carmelo riprese di nuovo in mano le redini della scopata. Non ne voleva sapere di rallentare. Ma era così arrapato che perse ogni sorta di controllo. Sembrava un forsennato! A questo ritmo sapevo che sarei venuto subito ma… anch’io ero arrapato alle stelle e lo lasciai fare, arrendendomi alla vita. Dopo circa un minuto lo sentì… da lontano, incombere senza scampo. Tutti i muscoli del cazzo lentamente si contraevano, avvicinando a me sempre più il dolce climax. Stavo per avere l’orgasmo migliore di tutta la mia vita!

“Zìu… mi sta acchianànnu u rùci! A mumìantu minnì vìagnu… Mìnkia, se…”

(Zio… mi sta salendo la sborra! Tra poco me ne vengo… Cazzo, si…)

“Se, curùzzu mìu! Lassalu mìasciri… ‘mprìgna sta vaccàzza chi pila biànchi! Seeee….”

(Si, ragazzo mio. Lascia uscire… ingravida questa vacca con i peli bianchi! Siiii….)

“Ahhh… ah… ah… AAAAAAAAAAAAAAAAHHHHHHHHHHHHHHHH Mgh!!!!”

Sentivo il mio corpo muoversi da solo. Inarcai la schiena così tanto che quasi non mi sembrò un movimento naturale. Rivoltai gli occhi dall’altra parte e mi lasciai andare alla goduria più totale! In risposta la mio urlo d’orgasmo, mio zio mi piombò addosso, schiacciandomi col suo peso. Si infilò completamente il mio cazzo nel culo e non si mosse di li neanche di un millimetro. Così da essere sicuro di prendersi tutto il mio latte, senza che nemmeno una goccia potesse cadere fuori. Neanche per sbaglio. Non avevo mai sentito delle contrazioni così forti prima di allora. Tremavo senza controllo. Il peso dello zio era l’unica cosa che mi teneva fermo. E anche le sue mani che nel frattempo mi avevano preso le guance.

“Talìami, giò… Talìami… se… màsculu si… èttalu fùara… r’accussì… e talìami… Talìami…”

(Guardami, amore… Guardami… si… tu sei maschio… buttalo fuori… così… e guardami… guardami…)

Cavolo… si dice che l’occhio è lo specchio dell’anima. E che gli occhi non mentono. Ma non ci avevo mai pensato, nel sesso. Guardare negli occhi una persona mentre sta venendo… si… chissà quante cose si possono vedere in quel particolare sguardo quando si cede alla propria natura più intima. Ero esausto. Mi abbandonai sul materasso rilassando ogni muscolo del mio corpo all’estremo. Mio zio si sfilò da me e si stese accanto a me. Mi accarezzava dolcemente il viso e mi baciava.

“Ti chiedo scusa, Ste. Non ho saputo controllarmi. Mi hai fatto eccitare tantissimo ed era tanto che non mi capitava. Sei stato bravissimo. Ma io non avevo dubbi al riguardo, cucciolo mio! La mia virilità e quella della nostra famiglia è in buone mani.” e mi baciò lungamente.

“Grazie, zio.” dissi con la voce roca e ancora col fiatone “Avevi ragione… questa è stata la mia prima scopata! E me la porterò sempre nel cuore. Grazie di avermi fatto un regalo così bello.”

“Grazie anche a te, ragazzo. Pure tu mi hai fatto un regalo bellissimo. Ti voglio tanto bene!”

“Anch’io”

E ci baciammo di nuovo. Poi ci rivestimmo. Zio Carmelo rimise tutto nella valigia. La scatola dei profilattici e il flaconcino viola. Io mi sentivo ancora stanco.

“Io mi riposo un altro po’…” dissi ridendo e mi sdraiai di nuovo. Cazzo! Mi sentivo distrutto ma tanto soddisfatto!

“Sai una cosa, ragazzo?” disse lo zio col sorriso “fammi posto. Ci riposiamo insieme.”

E ci stendemmo di nuovo uno accanto all’altro. Facendo girare il suo braccio intorno a mio collo, mi teneva vicino a sé.

“Ehi, zio… perché non mi hai messo il profilattico, prima?”

“Perché… temevo di perdere il controllo, dall’eccitazione. E io il tuo sperma lo volevo nel culo.”

“Ma il profilattico è importante, zio…”

“Hai detto bene, ragazzo. Sono contento che tu sia così responsabile. Ma non ti preoccupare. Con un culo largo e flessibile come il mio… per una volta, il lubrificante basta. Però hai ragione. E’ sempre meglio metterlo.”

Disteso sul letto, io ero dal lato in qui potevo guardare la finestra e allungando lo sguardo, notai i vetri a terra.

“Cavolo… la cornice!” dissi alzandomi di scatto “Che dico a mamma e papà, adesso?

“Tranquillo, Ste’. Gli diremo la verità.”

“La verità?”

“Certo. Che hai avuto uno sfogo con me e nella rabbia hai rotto il vetro. Può capitare a tutti, infondo. Non se la prenderanno. Dai, stenditi…”

Mio zio mi rassicurò. Mi stesi di nuovo e… Passata quella preoccupazione, la stanchezza ritornò. Le mie palpebre divennero più pesanti del piombo. Sul dolce viso di mio zio Carmelo scese il sipario e crollai li, tra sue le braccia. E anche lui si addormentò.

Quando ci svegliammo, i miei erano già tornati. Mia madre disse che vederci addormentati l’uno accanto all’altro, gli aveva fatto ricordare quando ero bambino. Quando giocavo per ore insieme a mio zio fino ad addormentarci entrambi sfiancati. Se solo i miei avessero saputo l’enorme differenza tra il divertimento di allora e quello che ci eravamo appena concessi… Ci siamo lasciati prendere dai ricordi – disse lo zio. E ne avevamo creato un’altro bello grosso – pensai io. Che giornata! Durante la cena, lo zio ci parlò della sua scoperta. Lo ascoltai con interesse. Sentivo di nuovo quella passione in me ma per la prima volta non c’era la smania di non aver potuto realizzare mio il sogno di diventare un antropologo. Sembrava che alla fine l’avessi superato. La zio aveva ragione… dovevo solo buttare fuori tutto l’amaro che avevo dentro. Cercando di reprimerlo, l’avevo solo fatto crescere di più. La cosa che più mi colpì però, fu il sapere che a volte un sogno può essere così forte da oscurare tutto il resto. Come successe a mio zio. Era riuscito ad ottenere il lavoro che io sognavo di avere ma la sua grande passione l’aveva riempito così tanto da non lasciare spazio a nient’altro. E alla fine era rimasto solo. Ma ora non sarebbe stato più così. Un uomo come lui, dolce, forte, passionale e focoso… meritava di avere accanto una persona. E io… desideravo così tanto essere quella persona. Mentre eravamo tutti a tavola, riuscivo a pensare solo a quando avrei potuto riabbracciarlo. E lui da canto suo quando mi guardava, faceva un occhiolino che di più complici non ce n’è! Però questo che significava, allora? Che sognare è sbagliato? Che lottare per un sogno è sbagliato? Che nella vita bisogna costantemente tenere i piedi per terra, accontentandosi di quello che abbiamo? Smettere di sperare di trovare qualcosa in linea con le nostre passioni per evitare delusioni e rimorsi? No, non poteva essere così. I sogni rendono la vita più bella. E migliorano le persone. Le passioni e i sogni sono quello che da sempre hanno caratterizzato di più noi umani nel corso nella storia. Anche nel male, purtroppo. Ma è grazie ai sogni e alle passioni che nel corso delle ere, abbiamo ottenuto le più grandi conquiste di civiltà. Portando una maggiore uguaglianza e dignità nella società mondiale. Anche se come ho detto all’inizio, da questo punto di vista c’è ancora tantissima strada da fare. La questione era più complessa del ‘o si o no’. Ad ogni modo in quel momento non m’importava di nient’altro che mio zio Carmelo. Avrei tanto voluto dirgli che per lui ci sarei stato sempre… che volevo essere suo e non lasciarlo mai più solo. Dopo aver scopato lui mi ha voluto accanto… voleva stare con me. Poteva essere quello che voleva pure lui! Ma mi sembrava ancora troppo presto per dirgli una cosa del genere. Una passo alla volta, si dice. E poi in quel momento volevo solo continuare a vivere quell’intenso momento tutto nostro. Il resto poteva aspettare. Dopotutto lo zio era appena tornato. C’era tutto il tempo per fare le cose come si deve. Dopo cena io, i miei e mio zio ci augurammo la buona notte. Mio padre e mia madre se ne andarono in camera da letto a vedere un po’ di tv. E io e mio zio ce ne andammo nella mia stanza, a guardare la tv. Almeno questo era quello che avevamo detto loro. Mio zio chiuse la porta.

“F’naimmìanti sùli… arrìari…”

(Finalmente soli… di nuovo…)

disse mio guardandomi con lo sguardo allupato. E mi prese tra le braccia con tutta la sua passione.

“Facèm’aràciu, zìu…”

(F-facciamo piano, zio…)

fu tutto quello che riuscì a dire stretto nel suo maschio abbraccio prima che la sua bocca chiudesse la mia col suo bacio baffuto.


Spero che questa storia vi sia piaciuta. Per commenti e nel caso aveste delle idee, spunti per altre storie potete contattarmi a questo indirizzo -> stefano_339@yahoo.it

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La redazione di Orsi Italiani è formata da amanti del genere bear, a cui piace raccontare il mondo gay degli orsi italiani.

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