Chi non rischia non rosica – Parte 3 (finale)

Questa è una storia di pura invenzione e ogni riferimento a fatti o persone realmente esistenti è puramente casuale.

La trombata con mio padre era riuscita a sbloccarmi. Da quel momento non diedi più niente per scontato e alla fine ero riuscito a dichiararmi a Domenico, il meccanico che da poco aveva aperto la sua officina vicino casa mia. La prima volta che lo incontrai ne fui rapito, fu un vero e proprio colpo di fulmine e quando scoprì che anche per lui lo era e che i miei sentimenti erano ricambiati, ci fidanzammo. Ero felice come non mai e anche i miei ne furono entusiasti. Mia madre doveva assentarsi per una settimana ma mi fece promettere di invitare Domenico quando sarebbe tornata, per festeggiare l’evento e poi partì per Reggio Calabria. Qualche giorno prima, mio padre mi aveva proposto di invitare i suoi due amici per fare un po’ di sesso di gruppo. All’inizio ne fui entusiasta ma dopo essermi dichiarato a Domenico ed essermi fidanzato con lui ero intenzionato a rinunciare alla serata hot ma Domenico mi disse che non c’era bisogno di farlo perché non aveva nulla in contrario. Anzi, lui si sarebbe unito a noi. Mio padre ne fu felice considerando che gran figone fosse il mio compagno. Domenico ha 32 anni, muscoloso e massiccio da far sbavare da un lato e far invidia dall’altro. Capelli castani rasati cortissimi, occhi azzurri e una barba molto curata. Peloso da far invidia persino ad un orso vero. Braccia e gambe muscolose e possenti che fanno venire voglia di fargli un pigiama di saliva. A letto era straordinario, forte, passionale, e tenero. Sfortunatamente Domenico non aveva avuto la fortuna di avere una famiglia aperta come me, anzi quando il padre scoprì che era omosessuale lo cacciò di casa. Sebbene avesse avuto un passato difficile Domenico era riuscito a buttarsi tutto alle spalle e a farsi una vita da solo… almeno prima di incontrare me.

Alla fine il giorno tanto atteso era arrivato. Io, Domenico e mio padre eravamo seduti sul divano della stanza da pranzo a chiacchierare del più e del meno in attesa che Sasà e Giacomo, i due amici di mio padre arrivassero. Dopo aver messo in sicurezza tutte le cose frangibili della camera da letto, il citofono suonò e Sasà e Giacomo fecero il loro ingresso in casa. Dopo le presentazioni, ci recammo nella stanza da letto e demmo inizio alle danze. La serata hot stava riuscendo alla grande. Io e Domenico avevamo pienamente soddisfatto mio padre e i suoi amici ed era arrivato il nostro turno ma prima che potessimo chiudere in bellezza quella serata magnifica, successe qualcosa che non avrei mai potuto prevedere. Mio padre aveva ragione, la vita ti sorprende sempre. Stava per scoppiare una bomba che era impossibile disinnescare. Mentre io e Domenico stavamo per concederci l’un l’altro delle urla provenienti da fuori ci interruppero e Domenico chiese a mio padre di far salire la persona che urlava per evitare di attirare attenzioni indesiderate. Dalla sua espressione, visibilmente imbarazzata si intuiva che Domenico temeva che questo sarebbe potuto accadere. Dopo essersi rivestito mio padre scese e andò a prendere quell’uomo che urlava e lo fece salire. Nel frattempo anche noi ci rivestimmo e andammo tutti nella sala da pranzo per cercare di capire cosa stava succedendo. Dopo un po’ mio padre rientrò con un uomo alto e magro e visibilmente ubriaco che aveva ancora in mano una bottiglia di birra. Domenico identificò quell’uomo. Era suo padre. Ma cosa ci faceva lui qui? Cosa voleva? Non gli aveva già rovinato la vita abbastanza? A volte il destino è bastardo. Domenico non meritava questa ‘sorpresa’.

“Si può sapere che cosa vuoi? Ti ho detto che non volevo più rivederti. Lasciami in pace!” disse Domenico molto adirato e da quest’ultima frase capì che doveva essere lui al telefono qualche giorno prima quando eravamo a casa sua

“Sono qui per salvarti.” rispose suo padre iniziando a barcollare

“Salvarmi? E da che cosa?” rispose Domenico

“Da quella rifiuto umano che hai alle spalle…” disse riferendosi a me

“Come si perfette di offendere mio figlio???” disse mio padre

“Se non vuoi che ti spacchi la faccia, non osare offendere più Stefano!” disse Domenico infuriato

“Modera il tono con cui parli con me. Ricordati che sono tuo padre!” disse suo padre spazientito

Gli occhi di Domenico diventarono colore del sangue “UN PADRE NON BUTTA SUO FIGLIO FUORI DI CASA PERCHE’ E’ DIVERSO DA LUI, BRUTTO STRONZO EGOISTA!!!” disse Domenico arrabbiato a tal punto da farmi temere che potesse fare qualche sciocchezza

“Domenico, non fare così. Calmati.” dissi io tenendogli il braccio

“Ho fatto quello che dovevo fare.” rispose suo padre continuando a barcollare qui e la

“Brutto…” Domenico si dimenò ma io riuscì a tenerlo

“Non potevo lasciarti buttare la tua vita solo per un gioco…” disse suo padre

“Un gioco?! Ma come ti permetti???” disse Domenico dimenandosi di nuovo ma stavolta più forte ed io riuscì a stento a tenerlo

“…non potevo lasciarti fare lo stesso sbaglio di tua madre.”

Gli occhi di Domenico si accesero di nuovo di rosso “Non osare nominare MIA MADRE!!!!!!!! LEI MI VOLEVA BENE, AL CONTRARIO DI TE!!!!!!!!” la rabbia di Domenico continuava a crescere

“Tua madre voleva lasciarci solo per un po’ di divertimento! Non potevo permettergli di buttare all’aria il nostro matrimonio solo perché non riusciva più ad arrazzarsi con me!!!” rispose suo padre addossandosi al tavolo per non cadere a terra

“La mamma voleva lasciare solo te, non me! E se fossi stato un po’ più grande l’avrei aiutata… Adesso vattene o giuro su Dio che ti ammazzo!”

“Avanti fallo, così forse diventerai un uomo!” disse suo padre con tono provocatorio

“IO SONO UN UOMO, STRONZO!!!! E LO SONO MOLTO PIU’ DI TE!!!!!!”

“Credo che sia il caso che lei se ne vada.” disse Giacomo

“Fatti i cazzi tuoi tu.” rispose il padre di Domenico

“Se non se ne va subito, chiameremo la polizia” disse Sasà

“Si, bravo così gli spiegherete anche quello che stavate facendo, brutte checche schifose!” rispose il padre di Domenico

“Adesso basta. Non le permetterò di insultarci ancora. Se ne vada subito!” e mio padre lo prese per un braccio ma lui si liberò

“Ah, stai zitto” disse con tono seccato il padre di Domenico “Tu non sei stato abbastanza uomo da cercare di salvare tuo figlio, ma io non permetterò che Domenico si rovini da solo! Se avessi un figlio come il tuo mi sarei già ammazzato!”

“COME SI PERMETTE???” urlò mio padre infuriato e prese per la maglietta il padre di Domenico. Non avevo mai visto mio padre arrabbiato in quel modo “Io sono orgoglioso di mio figlio per ciò che è e non mi interessa se a lui piacciono le donne o gli uomini perché quello che più conta per me è che lui sia felice. Se non riesce capirlo allora significa che lei non è un vero padre!” e mio padre lo spinse via

“Hai distrutto la mia famiglia! Non ti lascerò distruggere anche la mia vita.” disse Domenico stringendomi a sé “Assassino!!!”

“Assassino?” dissi io

“Si, lui ha ucciso mia madre.”

“Io non ho ucciso nessuno. Tua madre si è tolta la vita e lo sai.” rispose il padre di Domenico

“E’ stato per colpa tua se lei si è suicidata!!! Era rimasta incinta ma per colpa tua ha perso il bambino e non è stata più la stessa da allora! Hai ucciso lei e mio fratello, maledetto!!!”

“E stata tutta colpa sua!!!!” rispose infuriato suo padre “Eravamo felici ma poi è arrivata quella zoccola lesbica e tutto è cambiato… Se avesse scelto me, sarebbe ancora viva…”

Quella fu la goccia che fece traboccare il vaso. Domenico non poté più sopportare oltre.

“Se avesse…” e Domenico strinse i pugni

“…scelto te…” e le sue nocche scrocchiarono

“… sarebbe ancora viva???” e il suo sguardo si accese di rabbia

“PEZZO DI MERDAAAAAAAAA!!!!!” Domenico si avventò contro suo padre come una furia e cominciò a dargli una serie di pugni che racchiudevano tutto l’astio che da lungo tempo covava dentro di lui e che ora non poteva più essere represso. Ma la situazione stava degenerando. L’odio si era impossessato di Domenico e le sue mani cominciarono a stringere il collo di suo padre che stava li con un ghigno quasi di soddisfazione. Lui voleva questo.

“Domenico, fermati!” disse mio padre

“Figliolo, fermati per carità!” disse Giacomo

“Domenico, non farlo!” gridai io

Ma Domenico non ci sentiva. Mio padre e Sasà tentarono di separarli con la forza ma non ci fu nulla da fare. Domenico era troppo forte e muscoloso per loro. Allora mi misi abbassato accanto a lui e cercai di farlo ragionare.

“Domenico ti supplico, non farlo!!!” ma Domenico non mi sentiva.

Il tempo scarseggiava e le labbra del padre di Domenico stavano diventano blu. Tra un po’ sarebbe accaduto l’irreparabile. Volevo salvare Domenico da sé stesso ma non sapevo come fare, ero in preda al panico non riuscivo più a pensare e allora agì di istinto. Gli presi il volto con le mani e lo baciai. In quel momento la sua espressione cambiò. Mi aveva visto. Allora appoggiai la mia fronte alla sua.

“Domenico, ti supplico. Non farlo, non rovinarti la vita…” e Domenico fece un espressione combattuta “Fallo per me, ti prego… Lascialo andare e andrà tutto bene.” Domenico lasciò andare il collo di suo padre e dopo averlo aiutato a rialzarsi, lui mi abbracciò forte

“Grazie, Stefano. Mi hai salvato. Grazie.” disse Domenico terrorizzato da quello che stava per fare

“Va tutto bene, Domè. Sono qui.” e gli diedi un bacio “Vieni, andiamo via. Andiamo a casa.”

“Papà, io vado.” dissi a mio padre

“Tranquillo Ste, vai. Qui ci pensiamo noi.”

“Certo, voi andate pure.” disse Sasà

“Si, andate. Non preoccupatevi.” disse Giacomo

“Grazie pa’.”

“Signor Rosario, Signor Giacomo mi dispiace per quello che è successo.” Disse Domenico con un filo di voce

“Non dire assurdità.” disse Sasà “Non è colpa tua se c’è ancora gente che vive nel medioevo!”

“Già, è vero” disse Giacomo

“Vi ringrazio. Vi ringrazio tanto.” rispose Domenico

“Su, andiamo Domè. Ciao pa’.”

“Ciao, Ste.” e uscì dalla porta.

Ringraziando il cielo ero riuscito ad evitare il peggio. Quel bastardo era disposto a rinunciare alla sua vita e rovinare per sempre quella di Domenico nell’assurda convinzione di ‘salvarlo’. Non ho mai desiderato la morte di nessuno ma in quel momento pensai che il mondo non avesse bisogno di gente come lui e che se un domani fosse morto magari Domenico avrebbe trovato un po’ di pace. Lo guardai negli occhi come si guarda un essere infernale privo di qualsiasi possibilità di redenzione e lui mi lanciò uno sguardo così incisivo e crudele che non c’era bisogno dei sottotitoli per capire cose volesse dire… Io e Domenico uscimmo dalla porta.

Domenico fece per aprire la macchina ma io lo fermai.

“Aspetta, Domè. E’ meglio se guido io.”

Domenico allora mi diede la chiavi ed io lo portai a casa

Arrivati nel suo appartamento dissi a Domenico di stendersi a letto per riposare e lui lo fece. Avendo un po’ di sete andai in cucina e cercai dei bicchieri e aprì la dispensa. A quanto pare Domenico non era così sereno come dava a vedere perché notai diverse confezioni di camomilla. Pensando che, ora più che mai ne avesse bisogno glie ne preparai una tazza. Anche se non so cucinare, questo lo so fare. Dopo qualche minuto la camomilla era pronta e glie la portai a letto.

“Tieni Domè, ti farà bene.” gli dissi io

“Grazie Ste’.” rispose Domenico e messosi seduto sul letto cominciò a bere a piccoli sorsi per non scottarsi.

Quando ebbe finito di bere mi diede la tazza ed io la misi nel lavandino in cucina e dopo tornai da lui che si era steso di nuovo e mi misi accanto a lui per fargli compagnia. Domenico mi strinse la mano forte e sentì il suo respiro accelerare. Tremava come una foglia e nei suoi occhi potevo leggere il terrore e la paura nei confronti di sé stesso e della tragedia sfiorata. Dai suoi occhi scorrevano delle lacrime molto dense e pesanti, come se al loro interno fosse contenuta tutta la sofferenza di una vita passata nel dolore del rifiuto dell’unica persona che avrebbe dovuto amarlo incondizionatamente dalla nascita. Quel dolore, con il passare degli anni si era trasformato in odio. Un odio che stava quasi per distruggerlo.

“Sono un mostro…” disse Domenico depresso                              

“No, non è vero.” gli risposi io

“Stavo per uccidere una persona! Mi hai visto anche tu…”

“Ma non l’hai fatto. E’ questo che conta.”

“Ma io volevo farlo, l’ho sentito dentro di me! Volevo ammazzarlo quel maledetto… e se non l’ho fatto e stato solo perché tu mi hai fermato… se tu non fossi intervenuto in tempo io… oh, mio Dio…”

“No, ti sbagli. Non ti ho fermato io. Ti sei fermato da solo.”

“Che vuoi dire?”

“Io ti ho baciato, è vero. Ma sei tu che mi hai riconosciuto. Sei riuscito a sentirmi.”

“Si… in quel momento ho provato quella scossa emotiva che ho sentito la prima volta che ti ho incontrato.”

“Esatto. Quando hai pensato a quello che provi per me, hai ripreso il controllo di te stesso. E’ per questo che sei riuscito a fermarti. L’hai fatto tu, non io. Un mostro non prova amore, te l’assicuro.”

“Si, credo tu abbia ragione ma è stato comunque grazie a te se mi sono fermato. E’ stato grazie a quel bacio…” e mi accarezzò la guancia

“Non avrei mai potuto lasciarti fare qualcosa di cui ti saresti pentito per sempre. Io ti amo.”

“Ti amo anch’io Ste.” e le nostre labbra si avvicinarono per abbandonarsi in un lungo ed intenso bacio.

Mi misi sopra di lui sfilandogli la maglietta e mentre lui mi teneva a sé per i fianchi anch’io mi tolsi la mia. Eravamo entrambi a torso nudo e ci stringemmo di nuovo ed io potei sentire il suo cuore battere accanto al mio in totale sincronia, come se fossimo una cosa sola. Con grande desiderio Domenico ed io ci girammo. Adesso lui era sopra ed io sotto. Cominciò a baciarmi il collo mentre le sue mani mi accarezzavano il petto, la pancia e poi giù verso il cazzo. Allora Domenico mi sbottonò il pantalone, calò la zip e mi tolse il pantalone. Io feci lo stesso ma gli tolsi anche le mutande. Domenico affondò il suo viso nei miei slip. Potevo sentire il suo fiato sul mio pube e il calore della sua lingua attraverso il tessuto delle mie mutande risvegliava pian piano il mio cazzo. Quando raggiunsi l’erezione massima Domenico mi tolse le mutande e il mio cazzo sparì nella sua calda bocca.

“Oh, si… mmm così… si… non fermarti… però… io… ah… non ho… un’altro profilattico… ah… da usare… e i tuoi… sono troppo grandi per me… ah…”

“Tranquillo. Ieri ‘ho fatto la spesa’ pure per te!” mi rispose Domenico infoiato

“Ahahahah… ah… si…” e gli misi la mano dietro la testa

Ad un certo punto Domenico si girò dandomi la sua tana e riprese a succhiarmi il cazzo e ci abbandonammo ad un favoloso 69. Mi sentivo in paradiso. Il culo di Domenico era fantastico. Così morbido, robusto e pelosissimo dal gusto salato probabilmente dovuto al sudore. Glielo leccai per bene iniziando dall’esterno per poi concentrarmi sul suo buco. Lo inumidì per bene e lo penetravo alternando un dito alla mia stessa lingua per allargarlo.

“Mmm… si… continua così, Ste… non fermarti… sei fantastico…” disse Domenico soddisfatto della mia performance.

“Il tuo culo è fantastico, Domè… Ne voglio ancora” dissi arrapato come una bestia e continuai ad all’allargargli il culo con più foga di prima.

“Ah, si… non resisto più…” disse Domenico “Voglio che tu me lo metta dentro, subito!” a Domenico si alzò dal letto prendendo un profilattico e un po’ di lubrificante. Dopo avermi foderato la mazza e averla spalmata di lubrificante invitai Domenico a sedersi su di me e lui lo fece. Lo presi per i fianchi e le mie mani si muovevano sulla sua schiena e sul suo petto peloso che mi faceva sbavare. Domenico cominciò a dimenarsi avanti e indietro prima lentamente e poi sempre più veloce.

“Oh… si… prendilo… prendilo tutto… è tutto tuo…” continuavo a dire per incitarlo

“Ah… ah… si… che bello… adesso ti farò godere per bene…” e tutto ad un tratto Domenico aumentò velocità e incisività

“Ah, si… si, no fermarti… Ah…”

“Aspetta, questo era un assaggio. Se vuoi il resto dovrai guadagnartelo…” e Domenico mi infilò un dito in bocca ed io cominciai a succhiarlo come se fosse un cazzo.

“Si, bravo così… allenati, che tra un po’ dovrai succhiare il ‘pezzo grosso’…” disse Domenico e iniziò a stimolarmi i capezzoli e dopo un po’ riprese la calcata accelerata

“Ah… si… uhm… sento che sto per venire.” dissi io e Domenico si staccò da me

“Aspetta… non è ancora il momento di sborrare.” e mi baciò sul collo “Adesso tocca a me.”

Domenico si stese accanto a me “Vieni qui.” e io mi misi accanto a lui.

Domenico mi prese la mano e me porto sul suo cazzo non ancora completamente duro ma ci volle poco. Con qualche menata la sua mazza raggiunse il massimo del vigore.

“Ti piace il mio cazzo, eh? Ti piace?”

“Si, e così bello, liscio peloso e durissimo.”

“Allora succhiamelo così senti anche che sapore ha.”

Per certi versi sembrava che quella fosse la prima volta che facevamo sesso, ma forse era tutto un gioco erotico di Domenico. Comunque fosse a me piaceva un casino.

Il cazzo di Domenico venne accolto nella mia bocca e lo sentì contrarsi e pulsare mentre stimolavo ogni millimetro della sua superficie. Presi il cazzo di Domenico con una mano e assecondavo il movimento della pompa. Mentre metà del suo cazzo veniva accolta nel calore della mia bocca, la base invece veniva stimolata dalla mia mano. Ad un certo punto sentì una pulsazione più forte e il sapore del pre-sperma di Domenico si diffuse per le mie papille gustative e dopo averlo assaporato per bene lo mandai giù.

“Allora ti piace?” gli dissi io

“Si… sei fantastico… adesso girati… voglio il tuo culo… ah…” allora mi girai e facemmo un’altro 69 ma stavolta le parti erano invertite rispetto a prima.

Sentivo la lingua di Domenico insinuarsi in me mentre mi godevo il suo cazzo. Ero arrapato come una bestia. Ad ogni sua leccata sentivo una scossa di piacere arrivarmi diritta al cervello. La mia libido saliva sempre di più fino a che non sentì il dito di Domenico e a quel dito se ne aggiunse presto un’altro,  e poi un’altro e un’altro ancora.

“Mettimelo dentro, Domè… non resisto più…” dissi in predo al delirio dei sensi

“Ok, prendi tutto.” e presi uno dei suoi profilattici e il lubrificante e armai quell’enorme pistolone.

“Stenditi e dammi le gambe.” disse Domenico e così feci

Domenico si mise le mie gambe sulle spalle e iniziò ad entrare dentro di me “Ah… si… infilalo tutto dai… si…”

Arrivato a metà Domenico diede un colpo di reni e me lo mise tutto dentro. Provai un sussulto e un po’ di dolore ma anche tanto piacere.

“Ah… si… che bello avere il tuo cazzo dentro…” dissi nell’estasi

“Il tuo culo mi piace sempre di più… Ste…” e Domenico iniziò a spingere prima lentamente e poi sempre più veloce

“Ah… si… di più… ancora… ah…”

“Si… prendilo tutto… è tutto per te… ah… si… ti piace, eh?”

“Si… ancora… ancora… si, ancora…” e le mie mani ritornarono in quella foresta di peli del suo petto. Sentire la sua consistenza mi arrapava un casino. Dopo un po’ Domenico mi prese la mano e si mise le mie dita una alla volta in bocca e le succhiò come se fossero cazzi esattamente come io avevo fatto prima a lui. Dopo circa venti minuti di questo entra ed esci interrotto il fiato di Domenico cominciò ad accorciarsi.

“Ah… lo sento… sto per venire… si…”

“Voglio bere il tuo latte.” dissi io

“Allora vieni qui a prendertelo…” disse Domenico e dopo essersi sfilato si stese accanto a me e si tolse il profilattico. Allora gli presi cazzo e cominciai a ‘mungerlo’ prima lentamente e poi sempre più veloce e alternavo pompate a menate fino a che non sentì il cazzo di Domenico pulsare forte e allora me lo misi in bocca per la pompa finale.

“Ah si… non fermarti… si lo sento… si…. eccolo… si… si…. oh… ooh… OOOOOOOOOOHHHHHHHHHHH!!!!”

Il cazzo di Domenico inizio ad eruttare come un vulcano ed fui costretto ad ingoiare più di una volta per prendere tutto il suo prezioso nettare. Mentre il suo cazzo pulsava come un cuore palpitante Domenico fu colto da forti spasmi su tutto il corpo. L’orgasmo che gli avevo provocato era davvero potente…

“Ah… mmm… si… grazie… è stato bellissimo.” disse Domenico ancora con il fiatone

“Hai un bellissimo sapore, Domè…” dissi salendo cercando il suo viso e lo baciai

“Adesso è il tuo turno” e le nostre parti si invertirono di nuovo. Io mi distesi e lui si mise sopra di me.

Domenico mi prese il cazzo in mano e cominciò a segarmelo con velocità crescente mentre mi succhiava i capezzoli. La mia libido cresceva di nuovo e in poco tempo senti l’orgasmo incombere.

“Ah… si… continua… si… eccolo… si… si… si… AAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAHHHHHHHHHHH!!!!!”

Nel momento in cui il mio cazzo cominciava ad emulare l’Etna, Domenico si mise proprio di fronte al buco dell’uretra godendosi tutti i miei schizzi per poi ripulirmi per bene alla fine. Eravamo stanchi e soddisfatti e ci abbracciammo forte addormentandoci così, in questa posizione.

Quando mi risvegliai Domenico non era a letto e lo chiamai

“Domenico? Dove sei?”

“Sono qui, nella stanza da pranzo.” Allora mi alzai e andai da lui.

“Che c’è? Qualcosa non va?”

“Stavo pensando…”

“Dai, non pensarci più. E’ tutto passato adesso.”

“No, non parlavo di quello che è successo con… ‘lui’. Pensavo a noi due.”

“In che senso?”

“Sai… quando ero piccolo ero un appassionato di favole. Ho visto le favole Disney una dozzina di volte e mi piaceva che ci fosse il lieto fine… cioè che l’amore trionfasse, che fossero tutti felici e contenti… e tutto il resto. Ma la mia preferita è sempre stata ‘La bella addormentata nel bosco’. Mi piaceva quando per risvegliarla dall’incantesimo il principe baciava la principessa. Il forza del suo amore ha rotto l’incantesimo e l’ha salvata. Non ci avevo più pensato… fino a oggi pomeriggio. Cavolo, adesso sembro patetico…”

“No… sei solo un romanticone…” gli dissi abbracciandolo “E la cosa mi piace tanto…” e lo baciai di nuovo

“Ascolta Ste, devo dirti una cosa.”

“Dimmi” dissi io

“Tu mi ha salvato prima. E’ stato grazie a te se sono riuscito a fermarmi.” e Domenico mi strinse forte “Il tuo amore mi ha salvato.”

“Domenico… cosa vuoi dirmi?” dissi io con tono titubante

“Ascolta, io non voglio assolutamente confonderti, né bruciare le tappe… Ti ho amato tantissimo dal primo momento che ti ho visto, ma quello che è successo oggi ha dimostrato che tra noi c’è qualcosa di speciale… di più grande di quando pensassi… e mi ha aperto gli occhi.” E Domenico si inginocchiò di fronte a me e mi prese la mano

“(!) Domenico…”

“Stefano… mi vuoi sposare?”

Rimasi freddato. Non sapevo cosa rispondere. I suoi occhi erano accesi di gioia e anche io ero felice ma un secondo dopo venni assalito dalla paura, quella paura che io pensavo di aver scacciato una volta per tutte.

“Scusa Domenico, adesso devo andare.” dissi io

“Aspetta…” mi disse Domenico ma io ero già fuori

Camminai, camminai a lungo e senza che ne percepissi la distanza arrivai a casa. Mio padre mi aprì la porta.

“Ciao Ste.”

“Ciao, papà.” risposi in fretta e andai nella mia stanza e mio padre mi seguì

“Ste’, tutto a posto? Come sta Domenico?” mi chiese mio padre

“Sta bene, adesso.” gli risposi io “Era sotto shock quando siamo arrivati nel suo appartamento. Ma dopo essersi sfogato si è sentito meglio.” dissi di fretta con la voce tremula

“Capisco.” e poi mio padre mi prese la mano “E tu come stai, Ste?”

“Io? Io sto bene. Ma… perché me lo chiedi?”

“Hai una faccia stravolta, figlio mio. E’ successo qualcosa?”

Sospirai “Papà… Domenico… mi ha chiesto… di sposarlo.”

“E tu cosa gli hai risposto?”

“Sono scappato. Ho avuto paura…”

“Mmm… capisco.”

“Ma perché devo essere così? Perché???” urlai con tanta rabbia

“Calmati, Ste.” mi disse mio padre “Tu e Domenico vi conoscete solo da pochi giorni. Non puoi fartene una colpa se ti sei spaventato quando lui ti ha parlato di matrimonio. E’ troppo presto per quello…”

“No, non è questo.” dissi io piangendo “Una parte di me lo voleva, era pronta per quello ed è stato questo che mi ha fatto paura e non so perché… Ma avrei dovuto parlare con lui e non scappare come un vigliacco! Forse lui mi odierà adesso…”

“Oh… andiamo. Non puoi crederlo sul serio” mi disse mio padre guardandomi negli occhi “Io ho visto quello che è successo qui qualche ora fa. Sei stato tu a salvare Domenico… con quel bacio, ricordi? Quello che c’è tra voi gli ha impedito di fare una grande sciocchezza. Un amore come questo non può finire così facilmente…”

“Lo pensi davvero?”

“Certo” mi rispose mio padre “e se guardi nel tuo cuore lo vedrai anche tu.” e mio padre mi diede una pacca sulla spalla e poi fece per andarsene

“Papà, aspetta…”

“Si, che c’è?”

“Che è successo qui quando io e Domenico ce ne siamo andati?”

“Sta tranquillo” disse mio padre “Francesco non si farà più vedere, fidati.”

“Francesco?” dissi io

“Si, il padre di Domenico. Si chiama Francesco.”

“Ah, ok… Spero tu abbia ragione…” e mio padre se ne andò. Nonostante avessi uno tsunami in testa cercai comunque di studiare. Tenere la mente occupata fa bene ed era anche l’unico modo per non impazzire.

I giorni seguenti passarono come se ogni traccia di ciò che era accaduto fosse scomparsa. Solo io e Domenico ne portavamo le cicatrici interiori. Per un po’ di giorni io e lui non ci incontrammo. Avevo bisogno di restare un po’ da solo per riflettere e capire per quale stramaledetto motivo abbia avuto paura ma dopo qualche giorno sentì un vuoto nel cuore. Nonostante sentissi di avere bisogno di tempo per capire mi mancava Domenico, non riuscivo a smettere di pensare a lui. Eravamo arrivati a martedì, mia madre sarebbe tornata il giorno dopo. Avevo una lezione nel tardo pomeriggio e quando finì era già buio. Nella strada del ritorno ripensai a Domenico e allora feci quello che mio padre mi aveva detto e cercai di guardare dentro di me. Ripensai a tutto quello che era successo e tutti i bei momenti passati con il mio Domenico e tutto ad un tratto mi si accese una lampadina. Finalmente sapevo da dove veniva quella paura che mi aveva fatto scappare. Dovevo vedere Domenico e subito. Arrivato all’officina vidi Domenico e lui vide me. Dopo qualche istante mi gettai tra le sue braccia.

“Domè…. Scusami.”

“No… scusami tu, Ste. Non volevo spaventarti in quel modo.”

“No” gli dissi io “…sono io che ti devo chiedere scusa. Non sarei dovuto scappare in quel modo. Avrei dovuto darti  una risposta… e invece sono stato assalito dalla paura e sono scappato. Ero confuso, ma…”

“Aspetta, non parliamone qui. Andiamo a casa, ok? Aspettami fuori, arrivo subito.”

“Ok.” dissi io e uscì fuori

Dopo circa un minuto che ero fuori sentì un urlo alla mia destra, dall’altra parte della strada. Quando mi voltai per vedere chi fosse sentì un’esplosione seguita quasi istantaneamente da un lampo di luce. Un forte dolore al petto costrinse la mia mano a cercare il punto in cui il dolore era più forte e qualche istante dopo, quando rividi la mia mano era macchiata di sangue. Sentendo le forze venirmi meno caddi a terra e iniziai a sentire freddo. Poi tutto intorno a me divenne buio e persi conoscenza. Mi sentì cadere giù… sempre più giù… in un posto buio e capì che ero morto… o che forse ci mancava poco. Non ero riuscito a dire a Domenico perché non gli avessi dato una risposta e perché la mia paura mi avesse spinto a scappare da lui… Avevo perso l’occasione della mia vita e per questo provai un grande rimorso e il senso di colpa s’impadronì di me perché sapevo che tutti quelli che mi volevano bene avrebbero sofferto per causa mia. Questo pensiero fece mutare la tristezza in rabbia. Ero arrabbiato con me stesso, per tutte le occasioni che mi ero lasciato sfuggire a causa delle mie incertezze e paure che per la prima volta in vita mia vedevo per quello che realmente erano. Solo degli intralci. Ma l’avevo capito troppo tardi ormai. Se avessi agito diversamente forse tutto questo non sarebbe accaduto e così credendo di meritare quello che mi era successo mi arresi e mi lascai andare, ma poi sentì una voce, una voce familiare. Era quella di Domenico. La mia mente ritornò a quel giorno, quando lo incontrai la prima volta. Mi ricordai delle mille chiacchierate fatte nella sua officina e sopratutto del giorno in cui realizzai che i miei sentimenti furono corrisposti. Sentivo il mio desiderio di tornare da lui crescere sempre di più e questo mi dava forza. Il buio intorno a me scomparve e una luce accecante mi avvolse e poi senti un rumore intermittente, un bip che diventava sempre più forte e poi apri gli occhi.

“Stefano!” disse Domenico. Era seduto accanto al mio letto.

“D-Domenico… sono morto?” chiesi io

“No, tutt’altro. Sei vivo e vegeto.”

“Che cosa è successo?”

“Amore, mi dispiace…”

“E di cosa?”

“Mio padre ti ha sparato… ma non ti preoccupare l’hanno arrestato quel maledetto.” e il viso di Domenico si intristì

“No, ti prego Domenico…” gli disse accarezzandogli il viso “non sentirti responsabile per questo. Tu non c’entri nulla con quell’uomo.”

In quel momento qualcuno entrò nella stanza

“Stefano! Ti sei svegliato.” disse mio padre

“Papà…”

“Come ti senti?” disse mettendomi una mano sulla fronte

“Sono vivo” risposi io

“Grazie a Dio!” disse mio padre “Vado a telefonare a tua madre per dirgli che ti sei svegliato. Era così in ansia per te.”

“Tua madre è stata qui per tutta la notte ieri. Era davvero preoccupata.”

“Come sarebbe?” dissi io “La mamma è a Reggio Calabria…”

“Stefano… tua madre è tornata 4 giorni fa. Oggi è Domenica.” mi disse mio padre

“Cosa?!” dissi io

“Ascolta, Ste” mi disse Domenico “quando ti abbiamo portato all’ospedale eri in gravi condizioni. Avevi perso molto sangue e avevi anche un’emorragia interna. I medici ti hanno operato subito ma poi ti hanno messo in coma farmacologico perché era l’unico modo… di farti guarire.” e una lacrima scese sulla guancia di Domenico

“Scusate se vi ho fatto preoccupare…” dissi io “Ho rischiato di morire… Aspetta un attimo… Cosa diremo alla mamma per spiegarle tutto? Non possiamo dirle che eravamo a casa per…”

“Esatto ci siamo incontrati a casa.” disse mio padre “E’ questo che ho detto a tua madre. La verità.”

“Ascolti signor Vincenzo, io non voglio che mio padre causi problemi tra lei e sua moglie” disse Domenico “Io lo conosco… se lui si facesse scappare qualcosa?”

“Tranquillo Domenico, questo non potrà accadere.”

“Perché?” dissi io

“Poco fa mi hanno telefonato i Carabinieri.” e mio padre emise un sospiro “Domenico, tuo padre si è tolto la vita questa notte in cella.”

“Oh mio Dio…” dissi io

“Capisco. Non avrei voluto che finisse così, ma forse adesso posso chiudere con il passato una volta per tutte.” disse Domenico

“Io ti starò vicino” gli dissi io

“Bene, adesso vado a telefonare a tua madre.” e mio padre uscì dalla stanza lasciando me e Domenico da soli.

“Domenico” gli dissi stringendogli la mano “adesso siamo pari.”

“Che vuoi dire?”

“Quando ero in coma… ero in un posto buio. Mi sentivo solo e triste e non mi importava più di nulla. Mi ero lasciato andare perché pensavo che mi meritassi quello che era successo, per non aver saputo cogliere le occasioni giuste.”

“Non dirlo neanche per scherzo, Ste…”

“Aspetta, fammi parlare. Poi ho sentito la tua voce e ho ripensato a noi. Ho ripensato a quanto tengo a te e mi sono tornate le forze. La forza di reagire, la forza di combattere, la forza di uscire da quel posto… per ritornare da te.”

“Stefano…”

“Domenico ascolta. Quel giorno… sono scappato via perché… perché avevo paura… e avevo paura perché… io volevo dirti di si… ma temevo che se l’avessi fatto in quella circostanza in futuro avresti potuto pentirtene. Credevo fossi ancora provato per quello che era successo con tuo padre ed io non potevo approfittarmi di te, capisci? Ma tu avevi visto qualcosa su di noi quel giorno. Qualcosa che io non riuscivo a vedere… fino ad ora.”

“Ste’…”

“Domenico… se la tua proposta è ancora valida allora io ti dico… ‘Si’!”

“Si?”

“Si… io voglio sposarti. Certo non subito, vorrei prima laurearmi ma… si, lo voglio!”

Domenico mi baciò con grande passione. I suoi occhi brillavano di nuovo di gioia e stavolta anch’io provavo quella stessa gioia. In quel momento mio padre entrò nella stanza con mia madre. Era ancora trafelata il che significava che doveva essere scesa di casa subito dopo che mio padre l’aveva chiamata.

“Stefano, come ti senti?” mi disse preoccupata

“Tranquilla ma’, sto bene. E’ tutto passato adesso. Mamma… papà… Io e Domenico abbiamo una grande notizia per voi.”

“Ah si… e quale?” disse mio padre

“Non accadrà subito, quindi potete stare tranquilli… ma io e Domenico abbiamo deciso di sposarci.”

Mia madre emise un urlo di gioia (avete presente quegli urli che fanno le ragazze delle sit-com americane? Ecco, proprio così.)

“Congratulazioni!” disse mio padre

Nel giro di una sola settimana avevo fatto molta strada ed ero molto cambiato rispetto a prima. Mi sentivo una persona nuova e non vedevo l’ora di iniziare il mio viaggio insieme a Domenico, il viaggio che mi avrebbe portato a unirmi a lui per la vita. Mio padre aveva ragione. E’ dalle cose brutte che si imparano le cose più importanti. Nonostante le mie paure ed incertezze che tante volte mi avevano bloccato e reso incapace di vedere quello che avevo sotto il naso e tutte le vicissitudini che si erano susseguite in questi ultimi giorni e sopratutto perfino nel buio abisso in cui mi ero ritrovato sospeso, l’amore, quello vero non conosce ostacoli. L’avevo imparato nell’unico modo possibile, rischiando perché come mi disse mio padre all’inizio di questa storia “Chi non rischia non rosica”.

[Fine]


Racconto di Fanozzo – Spero che questa storia vi sia piaciuta. Nel caso aveste delle idee, spunti per altre storie potete contattarmi a questo indirizzo email

Orsi Italiani - Pillole di Woof
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La redazione di Orsi Italiani è formata da amanti del genere bear, a cui piace raccontare il mondo gay degli orsi italiani.

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