Con la testa poggiata sul vetro del finestrino del treno, PJ riviveva ancora nella sua mente quei bellissimi e purtroppo brevi momenti di maschia passione insieme a suo padre Pietro.
Sentiva ancora la sua voce bassa nelle orecchie. Le sue mani spesse sulle guance. Il suo caldo e protettivo abbraccio avvolgerlo come un mantello. E ovviamente il suo enorme cazzo pulsante, succoso e prepotente dentro di lui. PJ sentiva il suo culo allargarsi dall’interno, ritmicamente. Pulsava anche lui. Come se il cazzo di suo padre fosse ancora li, a fare avanti e indietro.
L’istinto prese il sopravvento e il paffuto micettone iniziò a toccarsi. L’erezione non tardò a sopraggiungere. Il papà di PJ era un gran bel gattone che avrebbe fatto impazzire chiunque. Figuriamoci suo figlio, la cui quantità di fantasie erotiche era inferiore solo all’amore che in segreto sentiva per lui. Amore che venne fuori in soli un giorno e mezzo. Con una valanga di seme caldo e pieno di vita. Il suo e quello del padre. Insieme. Come lo era prima e come lo sarebbe stato da quel momento in poi. PJ chiuse gli occhi, e si lasciò affondare nelle sue fantasie. E lo vide. Pietro, suo padre. Come camminando verso di lui. Sempre più vicino… sempre più vicino. E le sue braccia si aprivano per stringerlo a sé, mentre avanzava. Il cuore di PJ batteva forte, per l’emozione. La voce di Pietro era flebile. Ma si diventava sempre più chiara e forte man mano che si avvicinava. Finché non fu li… ad un palmo da lui. Le braccia di Pietro scivolavano sulle spalle di PJ chiudendo l’abbraccio. Poi le sue labbra si chiusero. PJ sentiva il caldo fiato di suo padre soffiargli sul viso, sempre più forte mentre avvicinava le labbra alle sue.
Ma quando furono sul punto di toccarsi, un suono forte fece sobbalzare PJ, riportandolo alla realtà. Era l’avviso del computer del treno. La vettura stava raggiungendo la stazione centrale di Condor city. D’istinto PJ si guardò intorno. Voleva accertarsi se qualcuno l’aveva visto poco prima, quando si era lasciando andare a toccarsi. Quasi tutti gli altri passeggeri stavano seduti in posti che avevano lo stesso verso di PJ. Quindi gli davano le spalle. Ce n’era solo uno a due file di distanza, seduto nel verso opposto. Aveva il cellulare in mano e sembrava molto preso da ciò che stava facendo. Nah… di sicuro non mi avrà visto – pensò PJ tra sé. Dal finestrino, il ragazzo vide i palazzi della città avvicinarsi e poco dopo il treno iniziò a rallentare. Qualche minuto dopo, PJ e tutti gli altri passeggeri scendevano dal treno. Condor city era infatti una stazione di fermata. Con la sua valigia in mano, PJ uscì dalla stazione e percorreva le strade della città. Condor city era una grande metropoli. Molto più grande di Eagle city. Il rumore del traffico creava un sostenuto tappetino sonoro ma non era eccessivamente rumoroso da dare fastidio. Erano infatti circa le 6 del pomeriggio. Sebbene fosse ancora l’ora di punta, le strade non erano più piene. Perché molta gente era già tornata a casa. Il sole si era già nascosto oltre i grattaceli più alti che PJ vedeva davanti a sé. E le ombre degli stessi si allargavano a manto sempre di più sulla strade della città. Il cielo si spegneva lentamente della sua luce naturale, mentre quelle della città iniziavano ad accendersi. Sui marciapiedi c’era ancora qualcuno che passeggiava. Gruppi di amici… fidanzati che si tenevano mano nella mano… e anche qualcuno che portava a spasso il cane. C’era un atmosfera bellissima. Vitale ma non caotica. In quel momento, PJ pensò che sarebbe stato bello se suo padre l’avesse vista. Una passeggiata con lui in quel clima sarebbe stata fantastica. Mentre pensava questo, sospirò. Qualche passo dopo, una voce chiamò.
???: PJ! Ehi! PJ!
Il ragazzo di voltò. E lo vide
PJ: Lester! Sei tu. Ciao.
PJ era appena passato dal Cinema Pantheon che si trovava vicino al suo college, l’università degli studi di Condor city. Lester lavorava in quel cinema e PJ lo conobbe al primo anno di college. Quando PJ vide Lester nella sua mente ci fu un sovraffollamento di idee. Ma prima per comprendere meglio le cose, è necessario fare un passo indietro. A quando i due si conobbero.
Dopo la lunga separazione causata dal trasloco di Alan, lui e PJ con grande gioia e sorpresa, si erano ritrovati compagni di stanza al college. Per festeggiare, entrambi decisero di passare il loro tempo libero tra le lezioni e i fine settimana a esplorare la grande metropoli di Condor city. Da piccoli, l’esplorazione era uno dei loro giochi preferiti. E crescendo l’avevano conservata entrambi. Fu proprio in una delle loro passeggiate che incapparono nel cinema Pantheon dove lavorava Lester. Lester era un ragazzo di qualche hanno più grande di PJ e Alan. Appena uscito dall’università aveva trovato lavoro al Pantheon. Era paffutello proprio come PJ. Portava quasi sempre un paio di occhiali da sole che mandavano riflessi colorati e sfoggiava sempre un sorriso da adone. Ma in realtà era solo di copertura perché non aveva molta fortuna in amore. Sono poche le donne infatti a cui piacciono i tipi paffuti come lui o PJ. Aveva una barbetta che amava lasciar crescere un po’ sul mento e un bel paio di baffetti folti ma non troppo spessi. La barba di Lester era molto simile a quella di PJ. Non era uniforme ma proprio questa sua caratteristica gli dava un fascino rustico che fa trasudare genuinità. Era un giorno di metà febbraio quando Alan e PJ videro il loro primo film al Pantheon. L’aria era ancora ‘frizzante’. Fresca e un po’ pungente. Ma il gelo dell’inverno ormai era passato. Le temperature iniziavano ad alzarsi. Le maniche lunghe di cotone erano più che sufficienti per passeggiare. E facevano sentire chiaramente a tutti che ormai si andava incontro alla primavera. Dopo aver visto il film, Alan e PJ fecero per andare via. Ma ecco che uno dei due notò qualcosa accanto la porta d’ingresso. Era un cartello da terra. Ce n’era anche un altro nella direzione opposta. Davanti al muro accanto il corridoio che portava alla sale di proiezione. Ma entrando prima, era sfuggito ai due ragazzi. Sul cartello c’era scritto che dalle 23:00 in poi il Pantheon diventava un cinema a luci rosse. Una scoperta che farebbe prudere le mani a chiunque. E non solo quelle.
ALAN: Ehi… chissà se manderanno anche i porno gay. Andiamo a chiederlo…
PJ: Si, dai…
E i due andarono al bancone, dove c’era proprio lui. Lester.
PJ: Scusa…
LESTER: Si? Ditemi…
PJ: Io e il mio amico abbiamo visto che questo cinema di notte diventa hard. E’ vero?
LESTER: Si, si… proprio così. C’è qualche film che vi interesserebbe vedere, quando gli altri dormono? – disse ironicamente
ALAN: Dipende… Che tipo di porno mandate? Solo etero oppure anche gay?
LESTER: No… qui tutti accontentiamo. Non vi preoccupate.
PJ: Bene! Ma… non ci sarebbe un listino? Giusto per vedere che porno avete…
LESTER: Certo. Ve lo prendo subito!
Abbassatosi sotto il bancone, Lester tirò fuori un raccoglitore. Dentro c’erano dei fogli infilati in delle buste con buchi di quelle che si possono infilare appunto in un raccoglitore. Lester prese a sfogliare il raccoglitore per cercare la pagina che conteneva la lista dei porno gay in programmazione in quel periodo. Quando la trovò, girò il raccoglitore verso i suoi due clienti per mostrarglielo. Alan e PJ diedero un’occhiata ma non riconobbero nessuno dei film in questione. Né tantomeno i nomi degli attori. Ad Alan venne un sospetto e così prese il suo cellulare e controllò quei nomi. I suoi sospetti trovarono conferma.
ALAN: Cavolo… ma sono tutti twink! Non ci si fa nemmeno il brodo, con questi.
PJ: Sul serio? Proprio tutti? Fa vedere…
ALAN: Ne ho controllati un bel po’. Guarda… – Alan mostrò il suo cellulare a PJ
PJ: Forse in mezzo c’è pure qualche daddy… ad alcuni daddy piacciono dei twink così. Controllali tutti…
ALAN: D’accordo. Controllo gli altri.
Ma alla fine…
ALAN: Niente da fare, PJ. Sono tutti twink. Dal primo all’ultimo.
PJ: Cazzo… che peccato!
Lester era etero e non riconosceva quel gergo. Ma capì comunque che i suoi clienti non erano rimasti soddisfatti dai film che erano a disposizione.
LESTER: Mi spiace che non ci sia quello che cercate. Però è strano… pensavo che a voi piacessero così… – disse sorridendo, grattandosi la nuca
Alan e PJ si guardarono per un secondo con un sorrisino sotto i baffi. Come avessero detto all’unisono ‘Beata ingenuità’.
ALAN: Amico… come molti, tu guardi troppa tv . Si. Ad alcuni di noi, piacciono così. Ma quelli come me e il mio amico PJ cercano uomini. Non ragazzi appena usciti dalla pubertà…
PJ: Quello che il mio amico vuole dire – disse trattenendo le risate per la metafora usata da Alan puramente in termini ironici – è che a noi piacciono i maschi in carne. Paffuti diciamo. O anche spessi e muscolosi. Insomma… maschi più grandi, diciamo… non ragazzi così giovani e magri. E ovviamente…
ALAN: …e ovviamente che abbiano tanto pelo in corpo. Più è, meglio è. A noi piacciono gli ‘Orsi’!
LESTER: Cazzo… Non è che per caso conoscete qualche ragazza che abbia i vostri stessi gusti? Sapete… non ho molta fortuna, io… – e si picchiettava la pancetta
PJ: Sfortunatamente no. Ma se dovessimo conoscerne una, sarai il primo a saperlo.
LESTER: Nah… scherzavo. Io ormai non cerco più. Mi sono rotto le scatole. Sto meglio da solo.
Alan e PJ restarono di sasso per quella risposta. Povero Lester. Doveva avere avuto parecchie delusioni d’amore e per proteggersi intendeva metterci una pietra sopra. Ma nessuno merita di restare da solo.
ALAN: Dai, amico… non dire così. Guarda che ci sono donne a cui piacciono gli orsi come noi. Sono solo più difficili da trovare. Ma ci sono. Io ho una pagina hot di twitter e alcuni miei followers sono donne.
PJ: Alan ha ragione. Non ti dare per vinto.
LESTER: Vi ringrazio, ragazzi. Siete molto cari ma non mi faccio illusioni – Lester guardava di lato, sconsolato. Comunque ascoltate… – riprese – se io aiuto voi, voi aiutate me?
ALAN: Che vuoi dire?
LESTER: Allora… Io non lavoro qui da molto e mi farebbe comodo qualche soldo in più in tasca. Se riuscissi a portare più clienti, farei aumentare i guadagni di questo posto. E forse potrei ottenere un aumento. Datemi qualche nome dei vostri porno-attori preferiti. Quelli più fighi e io proporrò al mio capo di aggiungere al listino i loro film. Così anche quelli come voi a cui piacciono, verranno qui a vedersi un bel pornazzo. Sapete… in quest’ultimo periodo ho avuto l’impressione che il proprietario stia pensando di chiudere la baracca. D’altronde ormai la gente non viene più al cinema, come succedeva anni fa. La maggior parte dei soldi ora si fanno nelle fasce notturne. Ma non tanto per i film in sé. E’ che la gente li usa per fare roba, in sala. Sapeste quanti ne ho visti…”
ALAN: Ehi, PJ… Te l’immagini? Sbocchinare o menare altri in sala con un porno in sottofondo? Ehi! Magari fare un trio con… – e dava gomitate complici a PJ – un bel papone solitario. Di quelli che ci piacciono tanto. Solo a pensarci mi viene duro!
PJ: Pure a me! Ci sto! Vuoi dare tu i nomi, Alan?
ALAN: Con piacere, amico! Dunque… io direi di iniziare da…
I due ragazzi dunque diedero una lista molto lunga e approfondita di tutti i porno attori orsi più sexy e provocanti che fino a quel momento riempivano il web. Ma anche alcuni che avevano sfondato negli anni 80′ e 90′ e che magari si erano anche ritirati da un pezzo. Grandissimi maschioni che nonostante gli anni ‘tiravano’ è proprio il caso di dire, tutt’oggi. Sia come porno e sia anche come persone. Alan mostrava anche le loro foto a Lester.
LESTER: Cazzo! Sembrano etero! E a questi piace il cazzo?
PJ: Si. Alcuni lo prendono e altri lo danno.
ALAN: E ad alcuni piace fare entrambe le cose… – ed ecco altre gomitate complici a PJ per rimarcare la cosa riflettendola su di lui
LESTER: Mi sento come se fin’ora mi avessero preso per il culo, vi giuro!
PJ: Conosco la sensazione. L’ho provata sulla mia pelle.
ALAN: Già… il mio amico qui pensava di essere una specie di ‘ibrido’. Mezzo etero e mezzo gay. Gli piaceva il cazzo ma non era effeminato. E nemmeno io.
PJ: Già. E’ stato terribile… temevo che questo mi rendesse unico e che sarei rimasto da solo. Meno male che poi ho scoperto i porno. – poi mettendo il braccio sul collo di Alan – E poco dopo anche che col mio migliore avevamo in comune pure i gusti. Però lui ai porno ci è arrivato molto prima di me…
ALAN: Eh beh… sono stato precoce… ahahahahah
LESTER: Cavolo… – e il ragazzo rimase per un po’ in silenzio. Poi aggiunse – Vi ringrazio, ragazzi. Se la cosa va in porto vi giuro che vi faccio un prezzo di favore.
I nostri amici ringraziarono Lester. Alan guardò di nuovo il suo cellulare. Era ora di tornare al college. E così dopo aver salutato quel banconista così simpatico, i due gli promisero che sarebbero tornati presto e uscirono dal Pantheon.
Tuttavia nei mesi successivi Alan e PJ non riuscivano più ad incastrare il loro tempo libero. Sempre più materie avevano lezioni in orari diversi. A questo poi si aggiunse il fatto che PJ aveva deciso di trascorrere i suoi fine settimana con il padre perché preoccupato per lui. E così per un bel po’ di tempo ai due non fu più possibile andare al Pantheon.
Passarono così altri quattro mesi. Maggio era entrato. L’estate ormai era dietro l’angolo. Ma solo in termini di data perché il caldo era già di casa. Il sole picchiava già peggio di un martello. Faceva un caldo! Tutti ormai giravano con braccia e gambe libere, all’aria. E chi poteva, metteva pure i sandali, anziché le scarpe. Gli esami di fine anno incombevano. E sebbene i due ragazzi avessero lezioni in orari sempre più ballerini, riuscirono comunque a trovare un buco libero in comune. E così decisero di andare a trovare Lester al Pantheon. Anche perché ai due ragazzi serviva staccare la spina per un po’. La tensione cominciava a farsi sentire. E amplificata dal caldo era ancora peggio. Il cinema era anche un’eccellente soluzione per godersi un po’ al fresco. Erano poche le camere al college infatti che avevano il climatizzatore. E sfortunatamente per PJ e Alan, la loro non era tra quelle. Ma non era per una noncuranza delle istituzioni. Sia Condor City che la sua vicina, Eagle city dove abitava PJ, facevano parte della regione temperata di Paperopoli. In entrambe le città, l’estate non era eccessivamente calda. Ma quell’anno ci fu un record di temperatura mai registrato prima. E come se non bastasse, venti di scirocco, familiari ai Paperopoliani del sud ma poco conosciuti a tutti gli altri, avevano cominciato a soffiare senza pietà. Le strade e le abitazioni erano diventate delle vere e proprie saune. I notiziari avevano annunciato la registrazione di un’enorme improvvisa richiesta di climatizzatori in tutti e negozi di elettronica e centri commerciali della città. Sia per abitazioni private, sia per alcune ditte ed edifici pubblici. Anche il college di Alan e PJ aveva provveduto a richiederli. Ma lo fece pochi giorni prima degli esami finali. Sia per questo che per i tempi di consegna, se ne sarebbe parlato direttamente l’anno venturo per usarli. Tornando ai nostri amici, PJ e Alan non vedevano l’ora di scoprire se Lester fosse riuscito nel suo intento. E anche di vedere un film che entrambi aspettavano da tempo. Un film di fantascienza. Per mancanza di tempo libero, non poterono vederlo quando uscì. Ma al Pantheon lo davano ancora in proiezione nonostante fosse passato da un bel po’ il limite di tempo massimo in cui un film solitamente è disponibile al cinema. Alan e PJ dunque non vedevano l’ora di gustarsi quel film. Avvolti nel fresco della sala di proiezione. Entrati nel cinema videro Lester al bancone, come al solito. Anche lui li vide quando entrarono e li salutò.
LESTER: Salve, ragazzi! Come state? E’ da un pezzo che non ci si vede…
PJ: Hai ragione, Lester. Le nostre lezioni ormai sono come i turni di guardia dei soldati. Io dentro. Lui fuori…
ALAN: Già… Poi ora si avvicinano pure gli esami…
LESTER: Eh si… mi ricordo bene…
ALAN: Allora? Com’è andata quella cosa?
LESTER: Alla grande! – Lester aveva un sorriso sulla faccia che più scintillante non si può – Mai avuto tanti clienti di notte, come ora. Evviva gli orsi, cazzo!
PJ: Quanta allegria! Qualcosa mi dice che hai ottenuto l’aumento…
LESTER: Si. E non solo… Il capo vuole aprire un’altra sala di sotto. Tra quelle che riserviamo per i film hard.
ALAN: Eheheheh… gli orsi dove li metti li metti, stanno sempre bene! Ehi! Lester… hai detto che ci sono stati tanti clienti? Cavolo, PJ… qui in giro ci sono tante persone a cui piacciono gli orsi? Sai quante ammucchiate ci possiamo fare?
PJ: Minkia… – e PJ guardava in alto. Come se potesse già vederli – Però non metterti davanti allo schermo, Alan… – e fece un sorriso furbo – Ci sarà solo quella di luce, in sala. E a me il cazzo piace guardarlo mentre lo succhio…
LESTER: Siete forti, ragazzi! – disse Lester e i tre risero insieme di gusto.
Grazie al tempo passato col suo amico Alan, PJ era diventato sempre più aperto ed estroverso per quanto concerne i suoi gusti. Esplicito in modo spontaneo, addirittura. Da Alan infatti il ragazzo aveva imparato a scrollarsi di dosso ogni dubbio o timore per le reazioni altrui. Certo… Nel tempo in cui i due si erano allontanati, PJ si era un pelino chiuso in sé. Non è la stessa cosa senza il proprio compare. Ma quando si ritrovarono, PJ recuperò in fretta il tempo perso. Alan e PJ si gustarono dunque al fresco il loro di fantascienza. Dopo il film, salutarono Lester e tornarono al college, promettendo a loro stessi e a lui che al più presto sarebbero venuti in quell’altro orario in cui i film ‘si tingevano di bianco’. E da canto suo, Lester ribadì ai due la sua promessa riguardo al prezzo. Il mese successivo ci furono gli esami. E poi venne il giorno. PJ e Alan si erano lasciati il primo anno di studi al college alle spalle. E gli esami erano stati passati a pieni voti. Bisognava festeggiare. E con tutto quello stress accumulato, quale modo migliore di lasciarsi andare ad una bella ammucchiata sui versi di un bel porno per sfogare tutta quella tensione? Ad entrambi questa possibilità dava tanto prurito! Non vedevano l’ora. Ci ha avevano pensato ogni giorno da quando Lester glie lo aveva detto. E ciò nonostante, i due ragazzi avevano trovato sempre la forza di concentrarsi sullo studio. Come? Sbocchinandosi a vicenda. Quale altro mondo di liberare la mente? Alan e PJ erano stati pazienti e responsabili. E finalmente il giorno della ricompensa era giunto. Quando vide i suoi due amici, Lester fu felice come non mai. A Pietro Junior sembrò quasi che lui aspettasse quel momento. Cavolo! Ci tiene proprio a ripagare il favore. E’ proprio un tipo a posto – pensava PJ tra sé – Spero proprio che trovi una brava ragazza che lo apprezzi per com’è.
Dal nuovo e fiammante catalogo di film, Alan e PJ scelsero il loro porno.
LESTER: Sono felice che siate tornati, ragazzi – disse mentre batteva lo scontrino – Ma siete arrivati con un po’ di anticipo. Ci vorrà ancora circa mezz’ora prima che scatti l’orario dei film hard. Le regole sono regole.
In effetti erano soltanto le 22:35. E gli spettacoli hard, come scritto sulla locandina vista da Alan e PJ la prima volta che erano stati al Pantheon, iniziavano alle 23:00. Un po’ per l’impazienza e un po’ per lo scirocco che aveva raggiunto la potenza e la temperatura dell’alito di drago, i due ragazzi non ce la fecero più ad aspettare.
LESTER: Però potete già entrare in sala, non preoccupatevi – continuò – Ci sono già alcune persone dentro. Andare e godervi un po’ di fresco. E se volete, potete anche ordinare qualcosa. Patatine, popcorn…
PJ: Non ti preoccupare, Lester. Non c’è problema. Comunque grazie… cazzo! Fuori si muore!
ALAN: Già. Abbiamo aspettato così tanto per gustarci sto porno con annessa ammucchiata. Altri 30 minuti non saranno un problema. – disse Alan mentre pagava il suo biglietto – Cmq io sono apposto. Tu, PJ?
PJ: Nemmeno io voglio nulla, per ora. Dopo vedremo… – e anche PJ pagò il suo biglietto
LESTER: Come volete. Scendete quella scala e andate nella sala n°3. Ecco i vostri biglietti. Ve li strappo io. Stasera il mio collega è a letto con la febbre.
PJ: Spero non sia niente di grave…
LESTER: Non è nulla. Solo il mal di lavoro… Ma è il nipote del proprietario, quindi… – Lester fece una smorfia, sollevando le spalle
ALAN: Ah… ho capito… – rimarcò ondeggiando la testa
E coi biglietti in tasca, PJ e Alan scesero al piano di sotto. Dopo la biglietteria c’era un mini corridoio con incrocio a ‘T’. Girando a sinistra c’erano la sale normali. A destra invece c’era una scalinata che portava giù, al piano interrato. Di sotto, c’erano 3 sale. Più quella che il padrone del cinema voleva aprire. Il corridoio poi terminava col portone antipanico dell’uscita di emergenza. Prima di entrare nella sala dove c’era il film che avevano scelto, spinti dalla curiosità Alan e PJ si avvicinarono alla porta di quella quarta sala. Dall’uscio semi aperto si potevano vedere i sedili, molto vecchi e rotti. I due ragazzi avevano capito che la sala era in costruzione ma a quanto pare c’era già da prima. Doveva essere stata chiusa anni fa. Quando i clienti cominciavano a diminuire. E per riaprirla ovviamente, dovevano ristrutturarla. Sostituire i sedili e tutto il resto che come loro era vecchio e rotto. Dopo questa piccola indagine curiosa, i nostri amici entrarono nella sala n°3. All’ingresso in sala, quel pesante e soffocante manto rovente che gravava e rivestiva interamente entrambi si dissipò. Sia ad Alan e a PJ parve di sentire con la mente lo sfrigolio che fa un oggetto incandescente quando viene bagnato con l’acqua. Di colpo ad entrambi tornarono le forze. Si sentirono rinvigoriti. E rimasero li per qualche secondo. Bloccati in quel meraviglioso momento di sollievo, che quell’aria così fresca e leggera la dentro donava a chi entrava. Come aveva detto Lester, c’era già qualcun’altro all’interno. PJ e Alan si sedettero e osservarono gli altri spettatori. Erano quasi tutti tipi belli spessi o in carne. I commenti spinti non tardarono a uscire fuori e diventavano sempre più espliciti. Qualche minuto dopo, entrò in sala un gatto di mezza età con occhiali e una folta barba grigia. La sua camicia a righe gli tendeva in maniera consistente l’intero addome, delineando la sua paffuta figura. E anche sotto. Anche se a metà. L’altra metà non aveva bisogno di essere delineata. Perché era in bella vista. Il gattone infatti portava un bel paio di pantaloncini beige che arrivavano al ginocchio. E indossava i sandali. Che polpacci! – pensavano entrambi. Robusti e succosi. Facevano quasi venire voglia di addentarli. Quel gattone aveva due gambe solide e molto pelose anche, da far sbavare chiunque! E davano un’ idea priva di dubbi, insieme al resto di come fosse messo anche in posti ancora all’ombra. Anche le braccia erano uno spettacolo. Due morse forti e spesse che anche il solo pensiero di un abbraccio, avrebbe infradiciato all’istante le mutande. Per non parlare di quello stupendo e tondissimo pancione che metteva a dura prova i bottoni di quella camicia. La mani di entrambi i nostri amici sembravano fremere di volontà propria per prenderlo in mano e… fargli qualsiasi cosa. Come non capirli? Insomma quel gattone era proprio il tipo di gatto maturo che sia Alan che PJ adoravano. La carne maschia di quel gattone sobbalzava ad ogni passo. E si andò a sedere laggiù. A qualche fila più avanti ai due ragazzi. Precisamente la prima di quel blocco di sedili.
ALAN: Porca troia! Quanto vorrei farmelo quello li! – disse toccandosi con foga
PJ: Anch’io, cazzo! – anche PJ si toccava
Alan si alzò senza nemmeno perdere un’altro secondo. E PJ lo seguì immediatamente. Lui e Alan erano una mente sola, quando si parlava di maschi. Alan giunse per primo da quel gatto maturo da sogno e si sedette accanto a lui.
ALAN: Salve, signore. Scusi se la disturbiamo ma vede… io e il mio amico abbiamo notato che è da solo. E la cosa… ci rende tanto tristi… – e prese ad accarezzare in modo sensuale il pancione di quel gattone.
???: Oh, davvero? – e la mano spessa di quel gattone per risposta si posò sul capo di Alan e lo accarezzava
Nel frattempo anche PJ era arrivato sul posto. Si era seduto anche lui accanto a quel gatto maturo. Dall’altra parte rispetto ad Alan. E anche lui si mise ad accarezzare quel gattone. La mano di PJ, si posò sulla sua coscia con dolcezza. Muovendosi in circolo con fare provocante, rallentando il suo movimento quando arrivava dal limite del pantaloncino verso il cavallo. Indugiava sempre di più quando arrivava li. Come se volesse entrare dentro quel pantaloncino. Salire su per quella coscia succosa e robusta e prendere la prima a destra. Verso ‘Pisellolandia’. Ma poi continuava il suo movimento circolare verso il pacco. E ci arrivava sempre vicino. Sempre più a sfiorare quel bel bozzo abbondante e invitante.
PJ: Si, signore. Non potevamo proprio lasciarla qui da solo. Sarebbe stata una mancanza di rispetto… – PJ non gli staccava lo sguardo di dosso
???: Che vuoi dire, ragazzo? – chiese cingendo con paternale dolcezza la spalla di PJ
PJ: I gatti come lei… meritano sempre di avere qualcuno accanto. Qualcuno… che li faccia sentire… beh… come sono, signore… – PJ fingeva di non trovare le parole per stuzzicare l’attenzione del suo interlocutore. E infatti…
???: E come sarei io, ragazzo? – disse quel gattone accarezzando la guancia a PJ con fare a pizzicotto
PJ: Un grande gattone, signore. – e si avvicino con lo sguardo – Uno come io, il mio amico e tutti gli altri vorremmo e speriamo di diventare quando avremo la sua età. – La mano si PJ affondò nel grigio manto della barba di quel gattone e lo accarezzava – Anche se molti non lo dicono. Per questo io mi sentirei onorato se lei… – e il ragazzo giochicchiando con quella barba finì poi per grattare il sottomento di quel gattone con fare giocoso. Mentre il suo sguardo diventava sempre più ammaliante
???: Se io…? – quel gattone maturo sorrise a piena bocca, godendosi quella grattata tra divertimento e goduria.
PJ: Se lei mi battezzasse con questo! – la mano di PJ abbandonò di botto la barba del gattone e si avventò sul suo cavallo. Lo strinse con passione, rimestandolo poi lentamente. Dal basso fin quasi al perineo, verso l’alto – …quello ha qui dentro vivrà in me e mi farà diventare un po’ come lei…
???: Oh… oh… – il gattone maturo era del tutto in potere di PJ
PJ: …e in un certo senso sarà come… – e si avvicinò di nuovo a lui
???: Come…? – disse con voce roca ed eccitata
PJ: Come se fossi il suo orgoglio… il frutto del suo amore. Quell’amore bianco e pieno di vita da cui veniamo tutti… – e si avvicinò ancora di più – Come se io fossi suo figlio, signore. – e PJ chiuse la bocca di quel gattone con la sua. Un bacio silenzioso e pesante. Di quelli che non lasciano scampo a nessuno. Specie a chi è già sedotto completamente, come lui.
Sull’onda di quelle sue ultime parole e di quel bacio, l’eccitazione di quel gattone maturo cresceva. E cresceva… PJ infatti poteva sentirla nell’erezione che gli riempiva la mano, lentamente. In particolare al centro del suo palmo dove il pene faceva una punta sempre più dura e decisa che pareva volesse bucargli la mano. E ci volle solo qualche altro secondo perché quell’erezione non potesse più essere contenuta in quella mano. PJ dunque iniziò ad accarezzarlo scorrendo in avanti e indietro. Faceva inclinare verso il basso e verso l’altro il cazzo semiduro di quel gattone, ad ogni passaggio della mano. Più andava avanti e più quel cazzo faceva resistenza a inclinarsi. Perché diventava sempre più duro. Fino a che restava nella stessa posizione, senza muoversi più di un millimetro. Puntando fiero verso l’alto come l’asta di una bandiera. A quel punto l’erezione era visibile anche ad occhio nudo. E Alan sbavava a guardarla.
???: Si… si… hai proprio ragione – e presa la nuca di PJ, lo portò a sé e lo baciò. La lingua di quel gattone maturo entrò prepotente nella sua bocca facendo il suo comodo, come e dove più gli aggradava. Stavolta era PJ quello sovrastato dalla passione. I gatti più grandi hanno sempre più fuoco degli altri. E quando non sembra è solo perché bisogna riaccenderlo un po’. Basta una piccola scintilla e torna ad essere la vampa che era prima! Così la pensava lui.
Alan non resistette più! Allungò la mano sul pacco del gattone maturo. Quando PJ sentì la mano del suo amico, gli lasciò il posto. Scorrendo verso su, sali per il suo pancione e con la mano poggiata sul suo petto, guardò negli occhi quel papone e lo baciò di nuovo. Con un abile gioco di dita, PJ sfibbiò i primi due bottoni della camicia a righe di quel gattone maturo. Poi ci infilò la mano dentro e… e subito sentì la pelle morbida interamente coperta da un’immensa selva di peli. Sembravano infinti! In quel frangente, il ragazzo capì anche che quel gattone non indossava né maglietta intima e né canotta, sotto quella camicia. E la scoperta gli fu più che gradita. Mentre la mano ancora entrava del tutto dentro quella camicia, circa a 3/4, PJ sentì qualcosa sulle sue dita. La pelle di colpo era molto più liscia e senza peli. E sentiva anche una pallina. Piccola ma tanto carnosa. Il ragazzo ne fu sedotto all’istante. E così la prese con due dita e iniziò a strofinarla lentamente. Il gattone maturo emetteva dei sospiri soffocati. PJ sentiva le vibrazioni di quei sospiri nella bocca, poiché quel bacio ancora perdurava. Era una sensazione bellissima. Al ragazzo sembrava quasi di nutrirsi di quegl’ansimi. Di ingoiarli e mandarli giù. E sebbene di fatto non sentisse nulla, percepiva il loro sapore. Ed era tra i più buoni che avesse mai gustato.
Nel frattempo Alan si era abbassato per annusare il pacco di quel gattone maturo. Voleva sentirlo sulla sua faccia. Respirarlo, baciarlo, leccarlo e qualsiasi altra cosa gli fosse venuta in mente per goderselo. Quando PJ iniziò a stimolare il capezzolo di quel gattone, Alan sentì il suo cazzo scalpitargli sul naso. Era così duro che nemmeno sembrava più fatto di carne, a sentirlo da fuori! I pantaloni erano tesi in maniera incredibile e ad ogni sobbalzo si alzavano. Alan ci rimise la faccia ancora un po’. Poi salì da PJ. Gli picchiettò sulla spalla e gli fece un cenno con la testa, indicandogli il pacco. PJ capì e come prima cedette il posto al suo amico. I due ragazzi dunque si scambiarono i posti. Dato che Alan era seduto accanto a quel gattone dall’altra parte rispetto a PJ, infilò la mano dall’altra parte, prendendo così l’altro capezzolo. Un espediente che servì anche per non fare discriminazione. Entrambi i capezzoli meritano di essere stimolati, dopotutto. Giusto? Alan continuò il bacio di PJ, prendendo così del tutto il suo posto.
PJ scese giù. Com’era duro, quel cazzo! E come scalpitava! PJ ci affondò la faccia come e più del suo amico Alan. Si strofinava in maniera sempre più incisiva. Come se volesse entrare dentro il pantalone di quel gatto maturo. Per raggiungere quel salsiccione marmoreo che, lui lo sentiva forte e chiaro, ne aveva abbastanza di essere stuzzicato. Voleva passare all’azione! E anche il nostro PJ. Il ragazzo quindi tornò su. Alan stava ancora baciando il gattone e torturando con avido amore il suo capezzolo. PJ si avvicinò al suo orecchio e gli sussurrò qualcosa. Alan quindi pose fine a quel bacio ed entrambi i ragazzi si misero di fronte a quel gattone maturo. Con sguardo dolce e voglioso. Dopo quell’immensa ondata di emozione e trasporto, il gattone poteva di nuovo parlare e così…
???: Miei cari ragazzi – disse cingendo con le mani le guance di entrambi – Avevate ragione tutti e due. Prendetelo… è tutto vostro. Si… di tutti e due. Siete contenti? – Alan e PJ risposero affermativamente all’unisono e si addossarono entrambi a lui baciandolo sulle guance. Poi PJ con la mano sul suo mento, fece girare la testa a quel gattone verso di lui e fu un’altro appassionato bacio con la lingua! Dopo un po’ un’altra mano si posò sul mento del gattone e lo spinse a girarsi dall’altra parte. Era il turno di Alan adesso, di slinguazzarlo per bene! Cazzo, PJ! Sei sempre il migliore! – pensò Alan mentre si gustava quel gattone montato a dovere dal suo amico PJ.
PJ ci sapeva davvero fare con i gatti maturi. La sua filosofia sui maschi e sullo sperma era una delle cose che più aveva colpito Alan, dopo che i due avevano gettato la maschera. Alan adorava sentire PJ parlare di ciò che il seme rappresenta in sé. Cioè la forza maschile di ogni gatto. Di come unisce due persone. Specie se una è più grande dell’altra. Specie se i due sono padre e figlio. Quel legame speciale tra un padre e i suoi figli maschi faceva arrapare molto PJ. Un gatto che è il frutto della virilità di un altro gatto. Due gatti ma uno solo al tempo stesso. Quella tra padre e figlio era in assoluto la sua fantasia preferita. D’altronde con un padre come Pietro non poteva non esserlo? Oltretutto questa fantasia era per lui il punto d’origine intorno al quale ruota lo stesso concetto della virilità. In fin dei conti, è il maschio a decidere il sesso dei suoi figli, PJ pensava. Anche se non a livello cosciente. Né tantomeno arbitrario. Ma si sa che ogni padre desidera avere un figlio maschio. Per trasmettere la parte più intima e potente di sé stesso al figlio. La sua virilità. Di rivedersi in lui. E al tempo stesso, ovviamente secondo le sue fantasie, di avere il figlio tutto per sé. Il suo desiderio. La sua virilità. Il suo amore. Con cui potrà sentirsi di nuovo un maschio completo. Come lo era fino alla notte in cui lo concepì. Anzi… di più. Perché il figlio per PJ nasceva con l’istinto non solo di curarsi della virilità del padre da cui lui veniva. Ma anche di farla crescere oltre i suoi limiti. Donandogli qualcosa di speciale. Una cosa che prima il padre non aveva. La gratitudine verso di lui per il dono della vita e della virilità, concedendosi del tutto. Specie ciò che di virile da lui aveva ricevuto. Sia davanti che dietro. Come la vita impone per perpetrare il suo ciclo, tra dovere e onore. La gratitudine del figlio diventa orgoglio per il padre mentre vede e sente la sua forza e i suoi insegnamenti, una sborrata dopo l’altra, passare a suo figlio. Il suo erede. E poi diventa gioia, nel sapere che suo figlio è sempre più ansioso di diventare come lui. E infine diventa felicità in entrambi ogni volta che questo accade. Di sentirsi di nuovo uniti come lo erano prima che uno desse la vita all’altro.
Alan si incantava sempre quando sentiva PJ parlare di queste cose. Prima di allora lui considerava i gattoni maturi come tutti gli altri. Ma poi sviluppò anche lui questa filosofia erotica. PJ trovò nel suo amico uno spirito affine, non c’è che dire. E quella sera per la prima volta vedeva nella pratica tutto ciò di cui lui e PJ avevano lungamente e più volte discusso. Ad Alan sembrava un sogno. Da questo punto di vista, anche per PJ era la prima volta. PJ in realtà non era più vergine, ormai. Ma avere un gattone maturo tutto per sé con cui vivere una delle più belle fantasie che aveva e che per lui era così intima e importante, è ben tutt’altra cosa di qualche pompa durante la ricreazione, a scuola. Nonostante questo però, il ragazzo non risentì minimamente dell’emozione. Si era lasciato trasportare del tutto dalla situazione che lui stesso aveva creato. Dimostrò di avere una sicurezza e un’abilità ben maggiori di quelle che lui stesso pensava di avere. Se ne sarebbe reso conto più in la. Quando suo padre si sarebbe preso ciò che era suo! Più e più volte.
Mentre il gattone maturo stava ancora slinguazzando Alan, PJ si era alzato. Si mise in ginocchio e prese a slacciare la cintura e poi anche i pantaloni col cavallo a punta di quel papone gattone. Slacciato il bottone e abbassata la cerniera, PJ notò che il gattone indossava un bel paio di boxer. Erano bianchi a piccolissimi pois blu scuro. PJ preferiva gli slip e i parigamba poiché essendo aderenti, mettevano più in mostra ‘la pistola’. Ma pure i boxer lui pensava, un pregio ce l’hanno. Non c’è bisogno di sfilarli per tirare fuori quello che contengono. E anche più di prima, PJ non poteva più aspettare! Voleva mettersi il cazzone duro di quel papone gatto in bocca. Sentire il suo calore… il suo odore… il suo sapore… non ce la faceva più! E così sbottonò anche i boxer. Senza quei due bottoni, l’ultima resistenza, la punta del cazzo fece capolino da sola. PJ distanziò i lembi dell’apertura del boxer per scoprire interamente quel cazzone succoso e più dritto di una retta. Arrivato alla base, una parte… e ed era una parte molto abbondante, quella… una parte del cespuglio pubico di quel gattone uscì fuori creando una miriade di ghirigori sul bianco dei suoi boxer.
PJ: Oh, papino… hai così tanto da insegnarci… – disse come metafora riferendosi all’abbondanza del cazzo del gattone.
Bello spesso e di medie dimensioni. L’erezione avuta, aveva spinto il prepuzio a ritirarsi. L’apertura era esattamente quanto la lunghezza del buco dell’uretra. E dato che il buco era leggermente aperto, a PJ sembrò di vedere uno dei tanti occhi del Dio Antico. Un personaggio di un videogioco chiamato Soul Reaver con cui giocava spesso da piccolo. PJ baciò quell’occhio di cazzo che lo guardava con tanto desiderio e poi ci affondò lentamente ma con incisiva presa. E la bocca di PJ ingoiava tutto quel ben di dio. Lentamente. Godendosi ogni millimetro di quella carne succosa e pulsante. Arrivato alla base, con naso a proprio a toccare il sottopancia di quel gattone, PJ si fermò un istante. Poi prese a fare su e giù… su e giù… e si godeva il ‘fodero di carne’ di quel gattone che sentiva scorrere in bocca. Proprio li, vicino alle sulle labbra e sulla lingua. Eh si… PJ adorava proprio tanto il prepuzio. Gli piacevano entrambi i tipi di cazzo. Circonciso e non. Ma quando c’era il prepuzio si divertiva tanto di più! Quella pompa per il nostro gattone fu così intensa che chiuse il bacio tra lui e Alan.
???: Oh… si… bravo, ragazzo… continua… continua……- continuava a ripetere il papone
Per Alan quelle parole furono come un segnale. E lui lo colse subito, raggiungendo PJ al piano di sotto. Quando PJ alzando gli occhi vide l’amico, gli fece un occhiolino. Cessò il pompaggio del cazzo del gattone e si mise a succhiarlo e leccarlo di lato per far posto ad Alan. Andavano all’unisono su e giù. Uno di qua e l’altro di la. Si divertivano a portare il prepuzio in alto. Fino a coprire del tutto il cazzo del gattone. Poi stavano si a succhiettarlo, passandoselo sulle labbra. E poi giù, fino alla base. E anche li indugiavano un po’. Succhiattando su e giù, massaggiando l’ultimo tratto della base del cazzo. Proprio al confine col lo scroto. Poi cambiarono approccio. Uno dei due, prendeva la cappella in bocca e la succhiava un po’ con un mini su e giù. L’altro faceva lo stesso lungo il tronco del cazzo. E poi si davano il cambio. Il gattone papone se la godeva che enorme sorpresa.
???: Ragazzi miei… ma voi non avete bisogno di nessuno. Sapete già il fatto vostro… Oh, si… – disse il papone gattone. E in quell’impeto di goduria, affondò le mani tra i capelli di Alan e PJ. Stringendo i pugni quando la foga cresceva.
ALAN: Ma noi vogliamo anche la tua di forza, papino. – disse poiché in quel momento aveva la bocca libera
PJ: Esatto – il ragazzo aveva passato il succoso salsicciotto del gattone ad Alan – Noi vogliamo essere come te. Così quando gli altri ci faranno i complimenti potremo dire: E’ anche grazie a quel signore che abbiamo incontrato al cinema. Oh! Ah proposito, papino… Io mi chiamo PJ. E lui è Alan.
???: Oh… chiamatemi Babbo Natale, figlioli – disse con un respiro godurioso di sfogo
PJ: Vuoi dire che sei tu che porti i regali, ogni anno? – disse ironicamente
???: Eheheheh magari… avrei iniziato a farvi visita da molto prima. Perché sei tanto bravi e buoni. I più buoni… della lista… Oh! – il gattone inclinò la testa all’indietro per la goduria – Io mi chiamo Natale. Sono nato e cresciuto in un piccolo paesino nella Paperopoli del sud. Da giovane trovai lavoro qui e mi sono trasferito. E da allora sono 20 anni che vivo qui. E dato che da queste parti il papà lo chiamano ‘Babbo’… Ma da questo momento ve li farò io, ogni volta che me li chiederete. Tanti piccoli regalini solo per voi due.
ALAN: Cavolo… Lei non ci crederà ma anche il padre del mio amico viene da un paese della Paperopoli del Sud…
NATALE: Ah… lo dovevo immaginare. Noi maschi siamo tutti così. Ma quando hai a che fare con un gatto del sud, la senti la differenza. Quella particolare focosità… e quella fantasia spinta e senza veli ci distingue sempre dagli altri.”
PJ: T’è sbacantàri i cugghiùna, papà!”
(Ti svuoterò le palle, papà!)
NATALE: Ahahahah siiiiii…
PJ non era ancora stato con suo padre. Ma qualche parolina di dialetto era riuscito a carpirla, nelle notti in cui sentiva i suoi scopare dalla sua stanza.
Nel frattempo la gente in sala aveva notato quello che stava succedendo. E uno alla volta, cambiarono posto e vennero a sedersi più vicino. Come i nostri due amici, anche gli altri avevano trovato il modo perfetto di ingannare l’attesa per la proiezione del porno. Anzi… il porno era proprio finito nel dimenticatoio. Con una scena dal vivo, chi ci pensava più? Iniziarono a toccarsi tutti. Poi lo uscivano tutti fuori e si segavano. Alcuni che erano venuti in coppia iniziarono a slinguazzarsi e toccarsi ovunque. Tutti i presenti aggiungevano il loro eros a quello del nostro trio. Lester aveva ragione. Di notte le sale del cinema diventavano un Harem!
ALAN: Ehi, PJ… Abbiamo un pubblico. Mi sa che il porno stasera lo facciamo noi.
PJ: Già… facciamo gli spot preview prima dello spettacolo… – e rise di gusto, portandosi dietro anche Alan e tutti gli altri
Alan sbottonò la camicia di Natale e aprì il sipario su quello che c’era sotto. Finalmente poteva vederla coi suoi occhi. La folta foresta di peli sale e pepe che copriva tutto il suo petto e la panciona. Uno spettacolo meraviglioso! Ci fu un mormorio di fondo abbastanza sostenuto. Anche gli altri presenti gradivno molto quella maschia vista. PJ invece prese il cinto di pantaloni e dei boxer di Natale e stava per sfilarglielo ma poi si fermò.
PJ: Scusi, signor Natale… potrebbe alzarsi un attimo? – chiese con una carezza sulla panciona
NATALE: Certo – fece e si alzò.
PJ gli sfilò pantaloni e boxer che ricaddero alle caviglie, coprendogli i sandali. Poi prese dalla sua tasca un pacchetto di fazzolettini e ne tirò fuori uno. Dopo averlo aperto, lo portò oltre le gambe di Natale passando da sotto il suo cazzo. Usando un suo dito, cercò l’ano di Natale. Una volta trovato, spinse dentro il fazzoletto.
NATALE: Cosa fai, ragazzo? – chiese stranito ma PJ non rispose, intento nell’operazione. Dato che Natale comunque godeva a sentirsi scavare nel culo, lasciò fare il ragazzo. Quando PJ finì e fu sicuro che da li quel fazzoletto non sarebbe potuto uscire per sbaglio, disse a Natale che poteva risedersi.
PJ: Scusi, Babbo Natale… ma su queste sedie si siedono tutti. E poi con la polvere… Meglio proteggere le zone più delicate, giusto? – disse con un sorriso e un lungo bacio a stampo alla panciona di Natale
NATALE: Focoso, fantasioso… è pure responsabile. Tuo papà deve essere molto fiero di te, ragazzo. Lo invidio… – Lo sguardo di Natale era davvero incisivo in queste ultime parole
Il primo complimento di un gatto maturo. Che emozione fu per PJ! Cioè… Natale aveva fatto altri complimenti sia a lui che ad Alan per come lo stavano facendo godere. Ma quel ‘Invidio tuo padre per avere un figlio così’ era un complimento… di tutto un altro livello, per così dire. La base del piacere con i gatti maturi per il nostro PJ era entrare nel profondo dentro di loro. Avvicinarsi con lusinghe e tanto affetto. Farlo sentire importante… speciale… come lui aveva fatto con Natale. Sfruttare tutto ciò che il tempo e/o le mancate occasioni avevano represso. E il controllo fuori allenamento che ne conseguiva, per sedurlo fino in fondo. E quando queste due cose sfociavano in un complimento come quello che Natale aveva fatto a PJ… il desiderare che quel ragazzo che con tanta cura e piacere lo faceva sentire come un papà fosse per davvero suo figlio… per il ragazzo, era ben più che un ‘missione riuscita’. Gli dava un profondo senso di realizzazione di vita. Lo faceva sentire un vincente… un campione. Sia per sé stesso, sia per la gioia di aver onorato come si deve un gatto più grande di lui. Già solo per gli anni in più, un gattone maturo meritava questo anche di più. Al nostro PJ luccicarono gli occhi per la gioia.
Abbassando poi lo sguardo, il ragazzo poté vedere meglio ciò su cui prima era stato costretto a sorvolare, in nome della sicurezza. Anche se in parte, in realtà. Natale indossava dei pantaloncini corti, e le sue gambe erano in parte in bella vista. Ma ora senza di essi, allietavano chiunque guardasse senza negargli nemmeno un pelo! PJ le baciò ovunque. Specie le cosce. E da li, guidato da tutti quei peli e sopratutto dall’odore, si ritrovò in un folto cespuglietto scuro, che copriva una tonda collinetta rugosa. Con un minuscolo sentiero proprio al centro che la divideva in due. Così da vicino, lo scuro scroto di Natale era tanto appetitoso! La palle facevano un sostenuto rilievo sotto di esso. Che buon odore mandavano! PJ le sentiva così calde e immaginava che i girini al loro interno avessero già iniziato a fare festa per uscire! Il ragazzo leccava con gusto, prima una e poi l’altra palla di Natale. Rimestandole in bocca e succhiettandole come fossero caramelle.
NATALE: Ah! Seee… sucàm l’alìvi! Ca pur’i fùara mànnanu ruci, sìddu i sprìami…
(Ah! Siii… Succhiami le olive! Pure da fuori emettono latte, se le spremi…)
Eccolo li. Un gattone del sud che preda della sua goduria, esterna la sua origine attraverso il dialetto. Per PJ, era musica! E anche per Alan che si unì al suo amico, dividendosi quel ben di dio. Una palla a testa. Sulle lingue dei due ragazzi, le palle di Natale sembravano in balia delle onde del mare. E bagnate com’erano, sembravano proprio appena uscite dall’acqua. Dopo un po’ PJ lasciò il campo ad Alan. Aveva succhiato quelle belle caramelle spermatiche abbastanza. Era il momento di tornare da quel pesciolone! PJ ingoiò lentamente quel salsicciotto di carne calda, dura e potente. E subito sentì un sapore che dava sul salato. Il lavoretto sulle palle che aveva fatto col suo amico Alan, gli aveva dato un risultato più che apprezzato. Il pre-sperma di Natale fu un antipasto più che gustoso per il nostro amico PJ! Mentre il ragazzo se lo gustava fino in fondo, sentì la mano di Natale posarsi sulla sua nuca. Si… stavo giusto per chiederglielo – pensò PJ tra sé. A lui piaceva sentirsi preso e guidato.
ALAN: PJ… – disse sussurrando all’orecchio dell’amico per non farsi sentire – è quasi ora. Che facciamo? Interrompiamo e riprendiamo dopo il film o lo facciamo scoppiare ora?
Quella mezz’ora circa di anticipo era proprio volata via. PJ era parecchio indeciso. Da un lato, specie dopo quell’antipasto gustoso, non vedeva l’ora di bere il latte di Natale. Così ricco di saggezza e nutrienti. Ma lui era stanco di fare le cose solo in parte. Gli erano bastati i tempi della scuola. Quelle insipide succhiate di corsa nei corridoi o nei bagni. Sia per sé stesso che per gli altri, PJ preferiva un piccolo escursus di tutto il corpo maschile piuttosto che una pompa di un’ora intera. Con tutto il corpo si gode – così la pensava lui. Specie nel caso avesse avuto la gran fortuna di avere per le mani un gattone maturotto come Natale. Niente gli avrebbe impedito di godersela e di far godere Natale fino in fondo. Ma in quel momento non c’era né tempo né tantomeno agio per una scopata ‘intera’. Anche piccola. Di li a poco le luci si sarebbero spente e il film sarebbe iniziato. Che fare, quindi? Per PJ, far esplodere Natale subito non avrebbe reso quel momento interamente piacevole per tutti. Ma non c’era tempo per poterlo fare. Ma anche se avessimo avuto più tempo – PJ pensava – a palle vuole un porno non si apprezza. E fu proprio questo pensiero che gli fece venire in mente l’idea. In un porno c’è tutto. Pompe, leccate, inculate… se PJ e Alan avessero stuzzicato Natale per tutto il porno, seguendo le scene per fargliele sentire più… ‘a pelle’… e poi alla fine del film l’avessero fatto esplodere… sarebbe stato un po’ come fare tutto. Sarebbe stato come godersi tutto interamente. Porno, compreso. PJ lo disse ad Alan e i due lo proposero a Natale.
NATALE: Curùzza mìi… mi stàti trattànu mègghiu ru Re! Grazie. M’o un pàttu e cunniziùni! Calàtivi i cavùsi…”
(Figlioli miei… mi state trattando meglio di un Re! Grazie. Ma ad una condizione. Abbassatevi i pantaloni…)
Con un sorriso senza parole, i due ragazzi si alzarono in piedi. Davanti a Natale si slacciarono la cinta dei jeans. Bottone via, cerniera giù e… le mutande di entrambi sbucarono dalla patta con la punta in su. PJ verso destra e Alan in avanti. Natale li prese e li rimestò un po’.
NATALE: Eheheheh… sìti pròpriu ru beddi masculàzza!
(Eheheheh… siete proprio due bei maschioni!)
Poi abbassò loro pantaloni e jeans. Prima ad Alan. Poi a PJ che nel frattempo aveva preso altri due fazzoletti. Uno lo diede all’amico e l’altro lo tenne per sé. Fecero come con Natale. Lo infilarono nel culo, come protezione. In quel momento si spensero le luci. Ci siamo! Il film stava per iniziare. Alan e PJ andarono a sedersi accanto a Natale. Uno alla sua destra e l’altro alla sua sinistra. Come prima di iniziare a far godere quel gattone. I due ragazzi si appoggiarono sul petto di Natale, abbracciandolo. E il gattone maturo aprì le braccia come due ali e le posò sulla loro spalle, tirandoli a sé.
NATALE: I me ru picciuttìaddi…
(I miei due ragazzi…)
Tutti i presenti in sala compresi Alan, PJ e Natale si gustarono la proiezione a luci rosse. Una consegna, eh? Un classico che colpisce sempre. Come quello dell’idraulico. Il cliente per mostrare la sua gratitudine e considerazione del lavoro altrui, si offre di pagare il disturbo in maniera molto speciale. Col cuore in mano. Stretto nel pugno che si dibatte e diventa duro. E in quel caso, passando da un ‘pacco’ all’altro. E così i due protagonisti iniziano a spogliarsi… e a darci dentro. Alan e PJ presero a slinguazzare il loro gattone Natale proprio come… anzi… con maggiore foga e passione dei due attori sullo schermo. I nostri due amici fecero proprio come avevano detto. Ogni azione eseguita dai porno-attori veniva replicata da loro su Natale. Se si toccava, loro toccavano. Se si succhiava, loro succhiavano. E se si leccava il culo allora uno dei due alzava le gambe di natale e l’altro leccava. E poi arrivò il momento della scopata. E qui Alan e PJ si trovarono di fronte un imprevisto intoppo. Erano entrambi sprovvisti di preservativo. Dopo l’ultima scopata tra di loro per smorzare la tensione e concentrarsi sullo studio, Alan e PJ avevano scordato di metterne un’altro nei loro portafogli. Dovevano studiare molto. E così dissero – lo faremo dopo. Ma l’ansia e la tensione per studio, fece dimenticare questo promemoria ad entrambi.
PJ: Cazzo, Alan! Ti sei scordato del cappuccio!
ALAN: Già. E pure tu… e ora che si fa? Porca troia!
Di colpo una voce accanto a loro disse
???: Prendete questa, ragazzi… – e qualcosa ricadde tra le braccia di PJ. Uno degli spettatori gli aveva lanciato una bottiglietta d’acqua – Bagnatevelo un po’ ed entrategli dentro…
Alan e PJ si guardarono per un istante. Non avendo scelta fecero proprio così. Si bagnarono i cazzi e un po’- E anche il culo di Natale dopo avergli tolto il fazzoletto dall’ano. Entrarono abbastanza agevolmente. Un po’ per ciascuno, Alan e PJ fecero un po’ di ‘dentro e fuori’ nel culo di Natale. Ma fu una scopata molto mini. La posizione non era certo delle più comode. E poi sia PJ che Alan non si sentivano a loro agio senza la protezione di un preservativo. Lo fecero solo per non lasciare il culone di Natale a digiuno. Inoltre i due ragazzi temevano che le forza usata per scopare unita al peso di tutti e tre, alla lunga potesse rompere i sedili. Una precauzione eccessiva visto che quei sedili non erano di certo fatti di plastica sottile, come quelle delle sale di aspetto degli ospedali. Ma il pensiero che Lester avrebbe passato dei guai col suo capo, era un rischio che nessuno dei due voleva rischiare di correre. Lester era stato così gentile e non era giusto dargli delle grane. Ad ogni modo i nostri due amici non fecero desiderare nulla al loro gattone papone. I versi e ansimi di goduria dei porno-attori trovavano eco in sala in quelli di Natale. Sia lui che Alan e PJ godevano come pazzi. A tutti e tre sembrava d’essere dentro quel film insieme a quegli attori orsi, così boni e maschi e pelosi! Anche agli altri spettatori piaceva quel doppio show. Il riflesso della luce del proiettore che mandava il porno era forte abbastanza da consentire ai più vicini di vedere. Mentre i più lontani invece si avvicinavano a quel trio eccitante per gustarsi meglio ogni particolare. Compresi i più timidi che fino a quel momento erano rimasti in disparte. Quell’atmosfera li aveva sbloccati. Trascinando pure loro in quella mega orgia con supporto visivo. Quando il ritmo della scopata dei porno attori iniziava ad essere più serrato, cominciarono a levarsi urletti di piacere tutt’intorno alla sala. Alcuni spettatori avevano raggiunto la massima eccitazione e cominciavano già a sborrare. Incapaci e/o non più intenzionati a reprimere il loro testosterone. Più si arrivava per verso la fine, più urli si sentivano. Nonostante alcuni avessero una resistenza più di alta degli altri, comunque non riuscivano a resistere anche loro e sborravano in libertà nei loro fazzoletti. Fino a che…
“Oh, yeah… I’m gonna cum…”
(Oh, si… Sto per venire…)
Il porno stava giungendo alla sua fine. L’attore attivo aveva inseminato il suo partner come solo un vero maschio sa fare e si era messo a segarlo, sempre più veloce e con foga. PJ e Alan si guardarono di nuovo negli occhi. Non avrebbero potuto sperare in un finale migliore. Ammirare gli schizzi di un uomo che sborra era una delle cose che entrambi più amavano. Non si fecero attendere. Essendo in due, intrecciarono le dita delle loro mani per formare una sola morsa. Fatta passare sul cazzo di Natale, strinsero la presa e iniziarono a mungere quel papone. Come gli attori del porno, iniziarono piano.
PJ: Perché scegliere, papino? Noi dividiamo tutto e tu… meriti tutti e due…
NATALE: Siii… e questo gattone ve ne darà in abbondanza per tutti e due.
Natale era pronto. Pronto per lasciarsi andare e donare a chi li aveva svegliati, tutti i girini che sentiva scapitare dentro di lui.
ALAN: E noi non ne lasceremo nemmeno uno, papino… li porteremo tutti con noi, per sempre! – e la sua mano diede una spinta che aumentò la velocità e PJ lo seguì.
NATALE: Venite qui… – e prese i suoi due ragazzi e li baciò. Tre paia di labbra e tre lingue bagnate. Quel baciò fu così intenso che quasi si perse il confine tra l’uno e gli altri. E così lungo che furono interrotti dalla luce della sala che si riaccendeva. Il porno era finito.
ALAN: Oh… ci siamo persi il finale, amico… – disse ridendo
PJ: Non importa. Quello è solo un porno… – e con un movimento in su e in giù con la sua mano legata a quella dell’amico sul cazzo di Natale – E’ questo il finale che conta davvero!
ALAN: Già!
Alan mise il turbo! Ripartì con una tale sprint che le dita di entrambi i ragazzi si vedevano offuscate.
NATALE: Oh… Oh, si! lo sento… – Natale sentiva le contrazioni arrivargli sempre più in profondità. Sempre più vicino al perineo. Il richiamo del climax incombente per istinto, gli fece distendere le gambe davanti a sé.
ALAN: Lasciati andare, papino… – disse Alan
PJ: Si, papino. Lasciati andare. Tu ci hai insegnato che noi maschi facciamo così. Non importa dove… e come… o il pasticcio che si fa. I maschi devono sborrare… e liberarsi… Non si può resistere alla natura…
NATALE: Si… ho detto così. Si… non si può… resistere… Oh… – Natale di scatto inarcò la schiena per un istante e un rivolo trasparente colò dalla sua uretra.
Entrambi i ragazzi sentirono quella calda acqua scivolargli tra le dita.
PJ: Si, papino… Dai… liberati… i tuoi dolci figlioli sono qui. E non desiderano altro che far sentire maschio il loro papà. Facci vedere come siamo nati… Facci vedere come si fa ad essere maschio… – disse dando un paio di baci sul pancione di Natale
Mentre i nostri amici si preparavano a far esplodere il loro papone, con l’orecchio sentivano chiaramente il brusio sempre più forte di tutti gli altri spettatori. Anche loro attendevano impazienti che quel geyser esplodesse.
NATALE: Si… – la pancia di natale si distese, gonfiandosi come un palloncino. Protendendo verso l’alto – I miei dolci figlioli – e li guardò. Prima uno e poi l’altro – l’orgoglio di papà – e poi guardò anche le loro mani che lo mungevano, intrecciate – Marìa! St’acchiannànnu! (Oddio! Sta salendo!) – l’eccitazione di Natale stava arrivando al suo massimo e il dialetto del sud risbucò fuori – Se… acussì fu… (Si… è così che è andata…) – Natale raddrizzava la sua schiena lentamente allineandola con le gambe che tendeva in avanti, rigide. – Minkia, tutt’ cos’ ‘ngràsciu! (Cazzo! Ora impiastriccerò tutto!)
ALAN: No, papino… solo il tuo petto a la tua pancia…
PJ: …ma noi leccheremo via tutto! Così tu sarai dentro di noi per sempre. E noi saremo super maschi come il nostro papà… – continuò PJ
NATALE: Seee….. seee….. fìghhi mìa… stàti nascìannu! Ca sìti… seeeeee….. Ca sìti… ca sìti… CaaaaaaaaaAAAAAAAAAAAAAAAHHHHHHHHHHHHHHHHHHH!!!!!!!!!!!! Ah! Ah! Ah!
(Siii….. siii….. figli miei… state uscendo! Ci siete quasi… siiiiii….. Ci siete quasi… Ci siete quasi… Ci siete quaaaaaaaaAAAAAAAAAAAAAAAHHHHHHHHHHHHHHHHHHHsiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiii!!!!!!!!!!!! Ah! Ah! Ah!)
Natale aveva inarcato così tanto la schiena che sembrava volesse camminare a 4 quattro zampe al contrario, come fanno i personaggi dei un film dell’orrore anni ’90. PJ e Alan sentirono nelle loro mani il cazzo di Natale gonfiarsi come un palloncino e un istante dopo… pulsava come un pazzo, schizzando a non finire. Il gattone Natale sobbalzava senza freni, inclinando la schiena in avanti per le forti contrazioni dell’orgasmo. E il sedile dove era seduto cigolava ad ogni suo spasmo. Il brusio di tutti gli altri spettatori divenne un vocio enorme. Seguito poi da un applauso. Uno, due, tre, quattro, cinque e sei! Le palle di Natale non erano belle capienti! Ma il nostro PJ non aveva dubbi. I gattoni maturi ne hanno sempre da vendere! I primi due schizzi arrivarono allo sterno. Il terzo e il quarto alla pancia. E gli ultimi due colarono sulle dita di Alan e PJ. Natale continuava a tremare per la goduria. Con lo sguardo fisso sul vuoto e i denti stretti. Poi arrivarono gli spasmi finali. Quelli che racchiudono l’ultimo lampo di goduria. Quelli che per istinto fanno sentire più forti e spingono ogni uomo a cavalcarli, per così dire. Assecondarli come fossero affondi. In un crescendo di eccitazione e potenza. Fino all’ultimo affondo! Il più potente ed incisivo. Il picco massimo da cui inizia la china discendente. E si sente tutta quella forza scemare e con un lungo respiro, lasciare il posto alla soddisfazione. E l’uomo ci affonda dentro , rilassando tutti i muscoli del suo corpo. Natale si lasciò andare su quel sedile. Il suo respiro affannato iniziava già a rallentare. I due ragazzi mollarono la presa e staccarono le loro mani. Avevano le dita tutte bagnate e ancora calde del seme di Natale. PJ stava per leccarsi le dita ma… poi guardò Alan e gli porse la mano. L’amico capì e sua volta, gli porse la sua. I nostri amici leccarono le dita uno dell’altro.
???: Cazzo, ragazzi… siete grandi! – disse una voce dal fondo di quel gruppo di spettatori
NATALE: Bravi, figli miei. Condividere è cosa buona. E’ sono le cose buone che fanno la famiglia unita! E poi… quando siete con papà.. anche voi due siete una cosa sola!
ALAN: Ma certo, papino. E ora lo faremo anche con piatto principale. Vero, fratellone? – disse rivolgendosi a PJ
PJ: Ma certo, fratellino.
E i due si tuffarono sul corpo di Natale. Facevano dei versi di risucchio per far sentire quanto fossero affamati.
NATALE: Si, figli miei. – Natale accarezzava le teste di Alan e PJ – Mangiate. Mangiate tutto. E crescere forti come me!
Quando ebbero finito, i due ragazzi dissero all’unisono “Grazie, babbo Natale!”
NATALE: Grazie a voi, ragazzi miei. Ora che ne dite di farmi vedere se avete imparato? Mettetevi davanti a me. Prendete il cazzo dell’altro e mirate alla faccia di papà! Cavolo! – pensò PJ tra sé – Sono riuscito così bene a farlo calare nella parte che lo fa anche dopo esser venuto!
ALAN: Mi sembra un idea eccellente. Vero, PJ?
PJ: Più che eccellente… inizia tu, ‘fratellino’… – E PJ puntò in avanti il suo cazzo per offrirlo all’amico
ALAN: Con piacere!
Alan iniziò a segare PJ davanti alla faccia di Natale che nel frattempo si era masso con la bocca aperta e con la lingua di fuori.
ALAN: Avanti, ‘fratellone’! Fa vedere a papà che è stato un grande gattone fin dal primo girino che ha sparato!
PJ: S-si… – fece inclinando la testa all’indietro – Papino… Io sono… io sono… Ahhhhhhhhhhh……. – Il ragazzo era così eccitato che venne pure quasi subito. Prese a tremare anche lui, inclinando a scatto la schiena in avanti. Alan lo teneva fermo, puntando il suo cazzo verso Natale.
NATALE: Si, ragazzo… – disse mentre gli arrivavano in faccia i primi due schizzi di PJ – Oh! Mmm! Si, così… – Altri due schizzi erano arrivati sulla bocca di Natale. Uno di essi proprio sulla lingua e lui lo ingoiò subito. – Ohhh… ragazzone mio, si vede proprio che sei stato il mio primo girino! – La faccia di Natale era del tutto piena poiché nel frattempo altri tre schizzi erano arrivati a lui. Si spalmò in viso tutto quello sperma per bene e disse – Ora me lo si leggerà in faccia che sono padre. Cioè… me lo si ‘annuserà’! Ahahahahah
Risero tutti a briglia sciolta!
Ora era il turno di Alan.
NATALE: Bene, ragazzo – disse rivolgendosi ad Alan – mettiti al posto di tuo fratello e dacci dentro. Voglio sentire anche te.
E così fecero. Alan e PJ si scambiarono i posti. PJ non si risparmiò nemmeno in questa circostanza. Lavorare di fantasia era qualcosa che gli piaceva fare tanto. E a cui non rinunciava mai!
PJ: Andiamo, ‘fratellino’… – disse mentre mungeva il suo amico – tu sei arrivato dopo di me ma Papà ti ha messo al mondo dopo che gli ho restituito l’orgoglio. Perciò – e si avvicino all’orecchio di Alan – E’ come se tu fossi figlio di entrambi, capisci? Tu non puoi fallire… fallo vedere a papà!
Alan girò gli occhi all’indietro per la goduria di quelle parole che furono così potenti da farlo sborrare senza emettere un fiato. Come PJ e Natale prima di lui, anche Alan inclinava la schiena in avanti per i forti spasmi. Ma il ragazzo era così preso dalla cosa che faceva dei gemiti soffocati. A PJ questo fece venire in mente un daddy con baffi e pelata che aveva visto tempo addietro in un paio di porno. Erano delle brevi clip etero in cui un infermiera di mezza età in uno, e una ragazza nell’altro masturbavano quel daddy. E lui sborrava proprio così… senza emettere urli o parole. E con un sorriso dolce alla fine quando poi guardava la sua masturbatrice. Quel daddy rivelava un misto di modestia e timidezza. Era così diverso dai porno attori che solitamente guardava PJ. Ma proprio questo che tra l’altro lo rendeva così simile ai gatti che lui vedeva uscendo di casa, lo rendevano irresistibile ai suoi occhi. Una buona parte dei gatti della generazione passata, da giovani, più o meno erano stati costretti e sottostare ad una rigida pudicizia. E vedere quella particolare timidezza che nasce da essa… e ovviamente farla crollare poco alla volta, era una delle cose che più facevano eccitare PJ.
Quando Alan ancora col fiatone abbassò lo sguardo, vide il volto di Natale tutto coperto del suo bianco latte. Il suo.
NATALE: Tuo fratello ha ragione, ragazzo – disse – Guarda qua… Papà è orgoglioso anche di te!
E come prima Natale si spalmò tutto quello sperma sul viso, leccandoli poi le dita.
???: Siete meglio dei porno, a regà! – disse uno degli spettatori
Natale, PJ e Alan risero guardandosi tra loro.
NATALE: Siete stai magnifici, ragazzi. Vi ringrazio di cuore – E Natale si alzò. Ma mentre faceva per riabbottonarsi la camicia, PJ lo fermò.
PJ: Aspetti. Facciamo noi. Infondo… siamo stati noi a spogliarla, signore. – e gli accarezzò la guancia barbuta
ALAN: PJ ha ragione, signore. Un papino deve lasciarsi servire. Dall’inizio alla fine. E anche dopo…
NATALE: Eheheheh Come siete cari! – e pizzicò le guance di entrambi – D’accordo.
PJ e Alan rivestirono il loro papone. Iniziarono dalla camicia. Dopo averla abbottonata tutta tirarono su i boxer e poi anche i pantaloncini. Fecero entrare la camicia dentro il pantaloncino, tutt’intorno la vita di Natale. Poi PJ gli rimestò il pacco un po’.
PJ: Voglio che stia nella posizione giusta, papino. Così starai comodo – E dopo un po’ – Così va bene?
NATALE: Benissimo, figliolo. Mai sentito più comodo in vita mia! – E afferrate con entrambe le mani la guance di PJ gli stampo un bel bacione.
ALAN: E io? – disse facendo la finta faccia spiaciuta per scherzare
NATALE: Ma certo, ragazzo. Ne uno speciale anche per te – e Natale prese anche le sue guance e lo baciò.
Nel frattempo, PJ abbottava il pantaloncino di Natale e alzava la cerniera. Dopo il bacio, Alan per chiudere, affibbiò la cinta.
In quell’istante altra gente iniziava ad entrare in sala per lo spettacolo successivo.
NATALE: Credo sia ora di andare, ragazzi…
E lui, i nostri amici e tutti gli altri uscirono fuori. Alan e PJ ebbero un lieve sconforto. Oltre per la fine del divertimento, anche perché c’era un così bel fresco li dentro. Ma ora dovevano tornare in quell’inferno che erano le strade di Condor City. Quando uscirono dalla salta, trovarono lo stesso scirocco che avevano lasciato quando erano entrati. Passando dalla biglietteria Alan e PJ notarono Lester intento a servire altri clienti. I ragazzi gli fecero un cenno per salutarlo.
ALAN: 10 e lode, Lester!
PJ: Anche per me! Buonanotte, amico.
LESTER: Grazie, ragazzi! Buonanotte anche a voi. E grazie!
Mentre uscivano dal Pantheon, gli sguardi di Alan e PJ ricaddero sull’orologio a muro, sopra la porta d’ingresso. Era mezzanotte ma sembrava mezzogiorno.
PJ: Cazzo, che caldo! E chi dorme, stanotte?
ALAN: Scherzi? Io nemmeno se ci fossero 0 gradi riuscirei a dormire con quello che abbiamo fatto…
PJ: Si… – e rise – Nemmeno io…
???: Ehi, ragazzi! – disse una voce alle loro spalle. Era Natale.
NATALE: Scusate, ragazzi. Volevo solo ringraziarvi di nuovo. E’ stato fantastico però… ho sentito che ci avete messo pure il cuore. Non tutti lo fanno.
ALAN: Si figuri, signore. Il mio amico PJ è fatto così. Se non ci mette il cuore gli sembra di non fare nulla. E da quando lo conosco onestamente posso dire che la penso come lui – e Alan mise un braccio attorno al collo di PJ
NATALE: Siete una bellissima coppia, ragazzi! – disse Natale con un sorriso
PJ: Coppia? No, signore. Io e Alan siamo solo amici. Ci piace fare certe cosette insieme ma non ci consideriamo fidanzati.
ALAN: E’ vero. Sono più di 10 anni che ci conosciamo e a nessuno dei due è mai venuto in mente di provare una relazione. Penso che anche a lei sia successo di considerare una persona come amico, a priori. No?
NATALE: Certo. Capita a tutti. Ma chissà… i casi della vita non si sanno mai, diciamo noi del sud… – e poi aggiunse – Ehi… posso invitarvi a prendere qualcosa? Magari un gelato… con questo caldo ci vuole… O forse dovete tornare a casa…
ALAN: No, stia tranquillo. Noi non abbiamo più orari, per quest’anno…
PJ: Infatti. Noi stiamo all’università degli studi di Condor city. E dato che per quest’anno gli esami ce li siamo tolti di mezzo, possiamo tornare quando vogliamo.
NATALE: Perfetto. Andiamo allora.
E i tre se ne andarono in una gelateria a qualche isolato di distanza. Natale prese una brioches panna e cioccolata. Alan un cono stracciatella e pistacchio. E PJ un cono cioccolato e banana. I tre si sederono su un tavolino dentro la gelateria. L’aria condizionata era troppo invitante! Mentre si gustavano i loro gelati, Alan PJ e Natale chiacchierarono di tante cose. Cose passate e cose di oggi. I nostri amici raccontarono a Natale come si erano conosciuti. Di quando si erano separati e poi ritrovati dopo tanti anni. E da un’affermazione di Natale anche di ciò che avevano fatto mentre erano separati.
NATALE: Eh si… si vedeva proprio che avete fatto parecchie esperienze, voi. Al cinema sapevate molto bene cosa facevate…
PJ: Ma quando mai? – rispose – Io a scuola non facevano quasi niente. Solo qualche bocchino nella ricreazione… e due secondi…
ALAN: E ti lamenti? Io ero messo pure peggio. Dovevo allungare il collo per poter vedere il cazzo del prof di educazione fisica mentre pisciava. E senza farmene accorgere. E poi mi segavo come un pazzo. Tu almeno qualche cazzo l’hai assaggiato, PJ…
NATALE: Ahahahah… siete troppo simpatici, ragazzi. Mi ha fatto un enorme piacere conoscervi. Ma voi siete di qui?
ALAN: Io si. Il mio amico no. PJ è di Eagle City, la vicina di casa. Ci abitavo anch’io prima che mio padre ottenesse il trasferimento.
NATALE: Sarà stata dura per te, immagino… Cambiare posto…
ALAN: Non è che avessi molti amici, a dire la verità, ma PJ valeva… cioè, vale per 100! E’ stata dura, si… Me che ci potevo fare? Queste cose sono i genitori che le decidono. I figli possono solo incazzarsi.
L’espressione di Alan divenne seria. Quasi rabbiosa. PJ ci rimase di sasso. Nonostante fosse passato tanto tempo, non ricordava che Alan avesse avuto questioni con i suoi quando si trasferirono. Né lui gli aveva mai accennato la sua contrarietà ad andarsene. Lui e Alan si erano sempre detti tutto. Possibile che quella volta non fosse stato così? Natale da canto suo, capì di aver inavvertitamente toccato un tasto sbagliato. PJ notò l’espressione di Natale e prima che quest’ultimo potesse dire qualcosa, lo fece lui.
PJ: Ma che importa ormai di queste cose? Il passato è passato… giusto, amico? – disse rivolgendosi ad Alan.
ALAN: Hai ragione, amico! – disse ritrovando la sua allegria – Ma chi se ne fotte!
PJ: Anche per noi è stato un piacere conoscerla, signor Natale. Non potevo sperare in una prima esperienza migliore di questa. E credo che valga anche per Alan.
ALAN: Sicuro. E’ stato pazzesco!
PJ: Però avrei voluto fare le cose con più calma e in maniera più… come si deve, ecco.
NATALE: Ma che dici, ragazzo? Ti assicuro che io non cambierei niente di quello che è stato. Tu sei ancora giovane. Ma sappi che anche le cose che sembrano incomplete o non ‘fatte come di deve’ come dici tu possono essere speciali e uniche. Anche per il loro essere incomplete e non ‘fatte come di deve’, in primo luogo.
ALAN: Non ci faccia caso, signor Natale. Il mio amico vorrebbe fare le cose sempre in maniera perfetta. Glie lo dico sempre di rilassarsi a questo qui. Ma ha la testa più dura del cazzo… ahahahah
NATALE: Ahahahah… Non ti preoccupare. Lo capirà a suo tempo. Facendo esperienza, come tutti noi. Giusto, ragazzo?
PJ: Si, signor Natale.
NATALE: Chiamatemi semplicemente Natale, ragazzi. Diamoci del tu. Infondo… ormai siamo legati, no? – e fece un sorrisino ammiccante
Alan e PJ riposero affermativamente all’unisono.
Dopo aver finito di mangiare i loro gelati e aver buttato le carte nel cestino della spazzatura, i tre decisero di fare due passi.
ALAN: Ehi, PJ… hai visto come si godevano lo spettacolo gli altri? Abbiamo messo su uno show vero e proprio!
PJ: Si, è vero! Mi sentivo un porno attore vero! E Natale era il Daddy protagonista… – diceva mentre accarezzava il pancione di Natale ridendo
NATALE: Già, è vero. Un protagonista con due figlioli speciali! – e sfregava le teste di Alan e PJ
ALAN: Se ci fosse stata la maniera sarebbe stato forte fare un mega orgia tutti insieme…
PJ: Cavolo! Te lo immagini? Una gigantesca pioggia bianca…
NATALE: Eh, si. Sarebbe stato bello per tutti. Anche per lui…
PJ: Lui chi? – chiese
NATALE: Quello che ci stava guardando da oltre la tenda dell’ingresso della sala. Non la finiva di toccarsi. Dopo un po’ non l’ho visto più. Deve essere andato a segarsi nei bagni…
ALAN: Non ha avuto il coraggio di entrare? Poverino… per tutti noi è difficile uscire allo scoperto. E per alcuni più di altri…
PJ: Già… io ancora me lo ricordo. E se non fosse stato per il mio amico Alan, non so se ci sarei riuscito. Nemmeno coi miei.
NATALE: Siete fortunati voi due ad avervi l’un l’altro. Comunque neanche se avesse voluto, avrebbe potuto entrare…
ALAN: Perché? Non aveva pagato il biglietto, forse? – disse ironicamente
NATALE: No… a lui il biglietto non serve per entrare in sala. Ma non può farlo mentre lavora.
PJ: Lavora li? Vuoi dire che c’era qualcun’altro oltre Lester, stasera? Io non ho visto nessuno…
NATALE: Si, Lester! E’ proprio così che si chiama. E’ il banconista. Quindi lo conoscete?
I due ragazzi restarono in silenzio per qualche istante.
PJ: Lester è bisex? Perché non ce l’ha detto? Insomma… non ci conosciamo da molto. Ma dato che sapeva che siamo gay, a noi poteva dirlo…
ALAN: Probabilmente non riesce ad accettarlo, PJ. A te è servito del tempo. Ricordi?
PJ: Già… è vero! Ancora me lo ricordo… Mi sentivo così triste e arrabbiato…
ALAN: Già… quando ci siamo sbottonati, mi dicesti che allora volevi diventare come tuo padre. Cioè sposarti con una donna… avere dei figli… cose così. E appena scopristi di essere gay ti sentisti come se ti avessero rubato la vita…
PJ: Che stupido che ero…
NATALE: No, ragazzo. Eri solo giovane. E quello era solo un desiderio infantile… Quando si cresce si impara e vedere le cose in maniera più approfondita. Per come sono dentro e non come appaiono fuori…
PJ: Hai ragione, Natale. E’ andata proprio così. Un giorno mi sono reso conto che quelle cose non c’entravano nulla col fatto di avere una vita felice o no. Quello che conta è trovare una persona che ti voglia bene e con cui dividere la vita. Non importa che sia maschio o femmina. E poi ho capito anche che io potevo diventare come mio padre lo stesso. Ci piacciono cose diverse, è vero. Ma io e lui siamo entrambi maschi. E onestamente devo dire che stasera mi sono reso conto che già gli assomiglio. Sai Natale… io lo sento parecchie volte dalla mia camera che fa sesso con mi mia madre.
NATALE: Ragazzo… io non conosco tuo padre. Ma dato come ti sei comportato bene con me prima e che si dice tale padre, tale figlio… posso dirti con assoluta certezza che lui sarebbe orgoglioso di avere un figlio come te! Te l’ho detto anche al cinema, ricordi?
PJ: Si… grazie, Natale.
NATALE: E ovviamente questo vale anche per te – disse rivolgendosi ad Alan
ALAN: S-si…
La risposta di Alan non fu molto convincente. PJ iniziava davvero a sospettare che ci fosse ruggine tra lui e i suoi. Ma quel pensiero evaporò in un lungo sbadiglio. Quello di Natale.
NATALE: Ah… non più l’età per fare tardi, ragazzi. Per me è arrivata l’ora di andare a letto.
La sbadiglio di Natale innescò quello di PJ. E così il ragazzo guardò il suo telefono…
PJ: Cazzo! Sono già le 2:30 di notte! – esclamò – Penso che anche noi dovremmo tornare, Alan. Ora comincio ad avere un po’ di sonno pure io…
ALAN: Hai ragione. Anche a me gli occhi si chiudono da soli…
I tre dunque si salutarono, promettendosi di rincontrarsi alla prima occasione per altre serate di fuoco ‘familiare’. Cosa che non tardò ad accadere. Anche se fu solo per poche volte. Le lezioni dell’anno successivo, quello corrente, sarebbero state ancora più ballerine delle precedenti.
Ritornando al presente, Lester da dentro il cinema Pantheon aveva visto PJ passare di li per tornare al college e l’aveva chiamato.
LESTER: PJ! Ehi! PJ!
Il ragazzo di voltò. E lo vide
PJ: Lester! Sei tu. Ciao…
Rivedendo Lester, a PJ tornò in mente quella sua prima serata cine-porno-trio.
LESTER: Come te la passi, amico?
PJ: Bene, grazie.
Più che bene, pensò tra sé. Con quello che aveva combinato con suo padre, PJ si sentiva un gatto nuovo.
E ripensando a lui gli venne in mente un’idea. Chi meglio di un bisex può aiutare qualcuno che non sa come inquadrare e affrontare la propria bisessualità? Il solo pensiero faceva venire il prurito al nostro PJ! Vedere suo padre e Lester insieme… e magari unirsi poi a loro… con Alan, ovviamente. Perché questa cosa la dobbiamo fare insieme, pensava. Cazzo! Sarebbe stato qualcosa di sensazionale. Serviva solo l’occasione ideale. Non poteva essere semplicemente un invito. Non c’era abbastanza confidenza. Lester avrebbe potuto insospettirsi… Ci voleva un piano. PJ ne avrebbe parlato con Alan al college. Ovviamente dopo essersi goduto la sua faccia mentre gli raccontava com’era stato diverso dagli altri quel fine settimana a casa Gamba-di-legno.
LESTER: Vi ho visti poco quest’anno a te e al tuo amico…
PJ: Eh lo so… – rispose – sembra che quest’anno ce l’abbiano fatto apposta. Quasi sempre Alan ha lezione quando io sono libero e viceversa. Poi io per ora ho avuto un po’ di scocciature.
LESTER: Oh, mi spiace. Cose serie?
PJ: Oh… beh… è una lunga storia, Lester. Purtroppo adesso devo andare. Vado un po’ di fretta. Sai… tra due settimane iniziano gli esami…
LESTER: Hai ragione, amico. Scusa. Va pure. Ci si vede in giro. Sapete dove sono. Poi mi racconterai, se vuoi – e diede a PJ una pacca sulla spalla
PJ: Grazie. Ciao, Lester!
E PJ si avviò verso il college. Il ragazzo sentiva ancora la mancanza del padre. Ma se prima quella tristezza era smorzata dalla voglia di raccontare ad Alan ciò che era accaduto a casa ‘Gamba-di-legno’, ora lo era molto di più. Perché il nostro PJ non vedeva l’ora anche di studiare assieme al suo amico un piano per aiutare Lester ad affrontare sé stesso. E diventare così un bisex con tutte le carte in regola! Senza dubbi e con leggerezza e spontaneità. Proprio come erano lui e Alan.
[CONTINUA]
Spero che questa storia vi sia piaciuta. Nel caso aveste delle idee, spunti per altre storie potete contattarmi all’indirizzo stefano_339@yahoo.it o sulla mia pagina Twitter